28 marzo 2014

(20) ER SENSO D’A VITA

  (20)
  Introduzione alla lettura
01/04/14
 

 
 
 
 
 
Questa non è solo una poesia, è una filosofia di vita, mia madre ne ha riso.
 
 
ER SENSO D’A VITA
 
A dillo forse se fa’ peccato
visto che  quarche sfizio m’o so’ puro levato,
eppure ‘sta  preghierina, ‘n sacco amara,
‘gni tanto me sorte fora, para para.
 
Oh mammina  mia bella, e puro bendetta,
ma quer giorno nun bastava faje solo‘na pugnetta?
Nu’ ‘o dico da puritano, che io n‘i posso sopportà,
ma se  quer giorno facevi  solo ‘na passeggiata co’ papà?
 
Questo è er senso d’a vita che se sei svejo a capì ‘e cose
T’accorgi presto che so più ‘i dolori che ‘e rose.
Eppuro c’è gente, e sotto a chi tocca,
che l’impicci s’i crea cor sorriso ‘n bocca.
 
Certo n’artro fratè avrebbe preso tutto er cucuzzaro,
ma io nun me sarei mai fatto pe’ questo er sangue amaro.
Quello tutto felice de avello preso ‘n quer posto là,
io ner purgatorio o all’inferno, o ner nulla, festeggiavo puro là.
 
                             il sommo vater
                        
 
 
riproduzione vietata
 
 
 
 
 

 

 

20 marzo 2014

(19) TRITTICO DI POESIE

 (19)
 Introduzione alla lettura
16/03/14
 
 
CONDANNATO A NON POTER VOTARE
 
Questa sentenza è una grande soperchieria
che non può essere vista bene neanche a casa sua.
Dove si è visto mai che un  gaudente porcellone
non possa votare per  l’amico mascalzone.
 

LA BANDA DEGLI ONESTI
 
Il piddì si era sempre vantato
di esser probo onesto e pure castigato.
Noi non siamo ladri e ruffiani
e non abbiamo mai rubato con queste nostre mani. 
Passarono gli anni e tanti, molti sciocchi,
credettero al loro “ciarlar”, come dei veri allocchi.
Poi, col tempo, si scoprì il vero mistero del piddì
non con le mani rubavano ma con i piedi, e tutto il santo dì .
 
IL CAVALIERE E IL SOMARO
 
Come quello di Caligola si è dimesso da senatore
E non più cavallo vive ad Arcore dove fa il somaro a tutte l’ore
 
 
                                                 Paolosenzabandiere
 
 
 
 

16 marzo 2014

(18) POESIA PER ALESSANDRA M.

 (18)
 Introduzione alla lettura
16/03/14
 

 

 
Prima della poesia due paroline su chi, sul Fatto Quotidiano, è preposto a filtrare i post che arrivano a commento dei vari articoli. Giudicate quale sia più offensivo, se la mia poesia rimossa o il commento di quel signore che accusa, assurdamente, la Mussolini di……..
 
 
POESIA PER ALESSANDRA M.
 
‘A donna che Sirvio abbraccia e er marito scaccia
Visto che in prosa a quarcuno do’ fastidio
butto giù du’ versi co’ nimmanco un filo d’odio.
Cara Alessandra t’a ricordi de quanno deputata der piddielle
te sbrancicavi in tutte ‘e trasmissioni, ridenno a crepapelle,
a sostenè co’ tanta faccia tosta ch’era mejo annà co’ ‘na regazzina
che annà co’ l’ommini come Luxuria, pe’ te ‘a peggio malandrina?
No, de certo nun t’o poi aricordà
se no nun partivi de testa, nun te saresti messa a urlà
co’ quer por’omo der tu marito che pensanno de fa’ un gesto a te gradito
voleva scimmiottà Sirvietto, er solo omo c’hai veramente amato.
Pe’ falla breve te, farsamente garantista oltre ‘gni misura,
senza fallo parlà l’hai cacciato d‘a prim’ora,
e hai fatto tutta ‘sta gran rivoluzione
senza nimmanco aspettà a sentenza d‘a cassazione!
paolosenzabandiere
‘A poesia sarebbe finita qua
si tu marito nun ce stesse a provà
e mo’, co’ ‘na legge fatta da ‘na malandrina,
lui spergiura che quella nun era ‘na regazzina.
 

E questo di seguito è il commento, fra i tanti offensivi che sono passati, che non usa parole offensive, come altri, ma giudicate voi. Ho solo tolto il nick name per non far identificare il signore…..




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 …….. ……..• 12 ore fa

Mah, a me sorge il dubbio che la moglie fosse consenziente e che dopo si faceva raccontare come erano andate le cose.

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Questa è  un’affermazione falsa e demenziale, e questa si passibile di una denuncia, e i catonetti del Fatto cosa censurano?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 


 

 
 

13 marzo 2014

(17) IL REGIME E I SUOI GIULLARI


(17)
Introduzione alla lettura
12/03/14

 

Ve lo ricordate il Silvio dei ristoranti pieni, dei telegiornali dove si parlava più di crociere che di fatti della vita, con il piddì pronto, a parole, a rintuzzare quell’ammorbante e falso modo di raccontare la vita? Ora ci sono in televisione una caterva di sceneggiati tutti tesi ai buoni sentimenti che più buonisti non si può e  Farsa Italia invece di sbraitare inciuciamente tace.

 

     Ma la cosa è clamorosamente evidente con l’ingresso in scena del comico Brignano. Non riuscivo a comprendere per quale ragione fosse messo in contrapposizione con Crozza nel venerdì televisivo. Apparentemente non si dovrebbe avere nessun interesse nello spartirsi quasi uno stesso pubblico nella stessa serata, poco meno di un suicidio. Questo in una logica di una televisione che programma con il solo obiettivo di aver più spettatori.

 

     Ma la televisione in Italia, pubblica e privata, ci ha dimostrato di far parte di quel regime che ha come suo principale obbiettivo quello di allontanare dal principe di turno ogni critica, ogni ironia, ogni irrisione. E allora l’armata Brancaleone è andata alla guerra contro il corrosivo Crozza eleggendo a suo comandante, nel ruolo di giullare del re, il comico Brignano. Che proprio ieri sera da Vespa ha tirato fuori tutto il ridicolo armamentario di coloro che ritengono la nostra Ita(g)lia patria di santi, di navigatori, di poeti  e ovviamente di geni, senza mai voler approfondire per quale motivo proprio il genio più grande ad un certo punto decise di abbandonarci al nostro destino.

 

     Con una classe politica ignobile, che ci ha devastato con le sue capacità a sgovernare, con le sue avidità che l’hanno portata a farsi rimborsare matrimoni, cappuccini e cornetti, vibratori e quant’altro, non si sentiva assolutamente la necessità di un altro cantore della nostra attitudini ad essere servi. Io il venerdi scarto renzini, i giullari non  mi interessano.

 

                                                            paolosenzabandiere

 

 

 

 

 

8 marzo 2014

(16) GLI ECONOMISTI QUESTI SQUILIBRATI

(16)
Introduzione alla lettura
08/03/14 



 

     Non esiste categoria più settaria e partigiana degli economisti. Sono schierati come non succede a qualsiasi altra categoria e guai a confutare le loro idee. Statalisti, liberisti, monetaristi ultra liberisti, anarco capitalisti, sono così innamorati di quanto dicono da non comprendere minimamente che le loro idee, nella migliore delle ipotesi, vanno bene per una stagione e non possono essere imposte per sempre. Solo uno squilibrato o un economista possono pensare che un abito o un’idea economica possano andare bene per tutte le stagioni dell’anno e dell’economia.

     I keynesiani sono stati sempre e comunque a favore dell’intervento statale e questo a mio
parere è una clamorosa stupidaggine. Un’economia prossima al collasso per la troppa euforia esplosa a causa del mostruoso debito complessivo in circolazione non può vedere risolti i suoi problemi da uno stato che si indebita a sua volta. Così la situazione diventa ancor più esplosiva. Keynes ebbe ragione perché qualcuno prima di lui fece il lavoro sporco di ripulitura della arterie economiche intasate e ridiede valore al dollaro e mantenne integro lo stato

     Questo quanto era da dire nei confronti degli statalisti “sempre e comunque". Ma che dire dei liberisti di tutte le specie. Non è forse un eccesso di liberismo che, negli anni ’20 come oggi, ha prodotto quel laissez faire che ha poi portato alle due crisi. La deregulation, il meno tasse per i ricchi, cosa hanno prodotto ieri come oggi, ricchezza per tutti o solo immani squilibri che sono poi esplosi fragorosamente? Una società che avesse frenato i suoi eccessi (dico una bestemmia per alcuni pensatori) avrebbe prodotto le stesse crisi e di eguali intensità? Ovviamente le due risposte sono due no secchi ma dubito che qualcuno si voglia confrontare con l’evidenza. L’ideologia umana è molto più forte di qualsiasi evidenza. In certe menti il buonsenso non allignerà mai.

     Ovviamente anch’io mal sopporto uno stato predatore e parassita, ne conosciamo qualcuno vero?, che sia così rapace da prenderci gran parte dei nostri soldi per darci in cambio servizi pessimi. Ma lo stato siamo noi che lo votiamo ed uno stato iniquo deve essere combattuto, se necessario abbattuto. Da qui a dire che ogni stato deve essere eliminato per dare ai cittadini la possibilità di vivere senza essere oppressi da alcuno ce ne corre, anche perché non sono convinto che sia questo che accada quando lo stato non c’è.

     Lo stato con i suoi monopoli frena la ricchezza ed eliminare lo stato è un bene per tutti? Strano questi americani, non si ricordano neanche la loro breve storia. Il ranchero arrivato per primo e quindi nei fatti proprietario di gran parte della vallata, per il suo strapotere economico imponeva la sua visione del mondo agli altri abitanti, corrompendo e minacciando giudici, sceriffi, ecc (peraltro senza stato ci sarebbero queste autorità?) e a nessuno fu permesso di fare l’agricoltore o l’allevatore di ovini. Questo per qualcuno significò ricchezza per la vallata? E se non è quello un monopolio, imposto peraltro con la forza, cos’è un monopolio allora? Nessuno stato dunque? Devo ancora trovare una persona sana di mente che rifiuti di pagare una tassa equa del 30% ad uno stato che per questo gli garantisca una vita migliore, più lunga, più sana e la quasi certezza di poterla vivere senza subire le violenze del prepotente di turno. Purtroppo devo riconoscere che di persone non sane di mente sono pieni i libri di storia.

                                                           paolosenzabandiere

 

 

 

 

 

 

7 marzo 2014

(15) QUANDO IL DEBITO E’ SQUILIBRATO.

(15)
Introduzione alla lettura
1/03/14
 
 
     Quando noi contraiamo un debito, che so del 100% rispetto a quello che fatturiamo in un anno per rimborsarlo dovremmo lavorare anni e il perché è ovvio. Noi guadagniamo una piccola parte di quello che fatturiamo e su quella parte dobbiamo pagare contributi sanitari, per la pensione e le tasse. In più dobbiamo pagare una quota di interessi sul debito e una quota di rimborso dello stesso. Una quota di debito superiore al 100% è estremamente pericolosa. Se il paese, o meglio tutti i paesi sono indebitati per oltre il 100% è possibile cha alla fine ci sia un default generale, qualsiasi sia la motivazione che abbia prodotto ogni singolo debito, in ogni singolo stato. La virtuosa Germania ha un debito complessivo di quasi il 300%, la cicala Italica di quasi il 400%. Entrambe nell’attraversare un guado non possono permettersi, con quel debito sulle spalle, di trovare buche profonde, sarebbe la loro fine. Ovviamente la storia dell’economia ci spiega come sono sempre andate queste cose, dai tempi dei tempi, eppure si trova sempre qualche “zuzzurellone” neo laureato, o semplicemente ben pagato, disposto a sostenere che stavolta sarà diverso, che siamo in presenza di un nuovo paridgma economico.
 
      Le banche tedesche hanno sofferenze atomiche rispetto alle nostre? È possibile. Noi Stivalioti siamo comunque destinati a soccombere economicamente tra i primi e non sarà una passeggiata, con un piccolo particolare che magari sfugge a molti. Noi tiriamo fuori il meglio di noi stessi quando siamo con il sederino nella polvere e in ciò potremmo essere aiutati da fattori che oggi, noi e la classe  politica che esprimiamo, abbiamo criminalmente disatteso. È vero siamo così idioti che basta un po’ più di pioggia per far crollare qualcosa a Pompei e che non ci manca mai una bomboletta per scrivere sui muri della reggia di Caserta che Cojo ama ‘ncina e che ‘Accia non può stare senza Merd. Dovremmo solo prendere dei provvedimenti che avremmo dovuto prendere tanto tempo fa. Del tipo di mettere la bomboletta in quel posto a tutti gli  idioti propensi ad usarla e ai politici che glielo hanno permesso. Per il resto che dire noi malgrado tutto Pompei e la reggia di Caserta le abbiamo, la Svezia e la Finlandia no  e questo potrà fare la differenza, sempre se sapremo cosa fare,  …..con le bombolette…..senza nessuna pietà.
 
                                                         paolosenzabandiere
 
 

 
 
 

4 marzo 2014

(14) IL BELLO DELLA STORIA. MARINO E I TARSI LORO.

(14)
Introduzione alla lettura
1/03/14
 


     Il bello della storia e che il sindaco Marino non arriverà alla fine del suo mandato, gli stessi compagni di partito gliela vogliono far pagare. Per un "innovatore" non è il massimo, fallire e contribuire ad aumentare i debiti della pluridecennale gestione fallimentare della città. Uno con le palle potrebbe decidere di cadere in piedi ed attaccare quelle devastanti fonti di spesa che sono in tutta Italia le municipalizzate. Pagare molto di più per un lavoro fino ad un attimo prima fatto da un operaio comunale, assumere senza controllo amici di partito, persone "accondiscendenti" (anche sessualmente), veri e propri profittatori di regime, sono la causa principale del collasso dei comuni italiani, molto di più dei tagli fatti dal governo centrale. Per fare un esempio: Se si fa a spanne un piccolo calcolo di quanto questi signori percepiscono incostituzionalmente in più ogni mese (500 euro va bene?) attualizzati ai nostri giorni e lo si moltiplica per i decenni in cui ne hanno beneficiato gli oltre 30000 municipalizzati romani (sembra siano 37000, tutti da sempre, tranne l'Ama poverina municipalizzata solo negli anni '80) e voilà avremo buona parte del debito di Roma Capitale. Un sindaco con le palle, prossimo ad essere defenestrato, potrebbe tranquillamente attaccare queste parassitismo imperante, ma Marino preferisce altro e per questa vergogna tutti i politici preferiscono aumentare i Tarsi loro.


     A proposito di municipalizzate romane, l'Atac per esempio. Aveva un fondo pensione proprio e vai a dare pensioni stellari con contribuzione da somari. Le insostenibili pensioni elargite fanno di fatto fallire il fondo e cosa succede? Vengono per caso assorbiti dall'Inps con una pensione legata a quanto versato? Ma dai, scherzate. Li chiamano “parassiti acquisiti”!

 

     Ultimo esempio. Ve la ricordate la centrale del latte venduta, e male, dal comune di Roma, a Sergio Cragnotti? Lui fallisce quasi subito dopo e l’azienda va alla Parmalat. L’azienda si scopre piena di esuberi che non possono essere licenziati e per questo sono assunti dal comune di Roma, con il salario del comune? Ma scherziamo! Pagati con il ben più “ciccioso” salario da Centrale del latte, pagato anche da chi ha perso il suo lavoro e non avendo santi in paradiso non ha potuto usufruire non solo del suo stipendio da privato ma anche del salvifico, per lui,  stipendio pubblico.

 

                                                          paolosenzabandiere.