6 dicembre 2013

(68) BITCOIN. LA MONETA VIRTUALE E L’IMBECILLITA’ UMANA.

(68)
Introduzione alla lettura
04/12/13
 
 
 

    Questa è la definizione di bitcoin: Bitcoin (simbolo: ฿; codice: BTC o XBT) è una moneta elettronica creata nel 2009 da un anonimo conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il nome Bitcoin si riferisce anche al software open source progettato per implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne risulta.

A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale. Esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni e sfruttano la crittografia per implementare le caratteristiche più importanti come il fatto di permettere di spendere bitcoin solo al legittimo proprietario, e di poterlo fare una volta sola.
La progettazione di Bitcoin prevede il possesso ed il trasferimento anonimo delle monete. I bitcoin possono essere salvati su di un personal computer sotto forma di "portafoglio" o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca. In ogni caso i bitcoin possono venir trasferiti attraverso Internet a chiunque disponga di un "indirizzo bitcoin". La struttura peer-to-peer della rete bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di manipolare il valore dei bitcoin o di introdurre inflazione creando nuova moneta.
     La spiegazione di cosa sia un bitcoin non è cosa da persone normali e non mi convince affatto, dietro la facciata ipertecnologica con cui la si vuole descrivere. E allora parliamo di monete, quelle vere. All’inizio era il baratto, con tutta la farraginosità del caso. Se il tizio a cui chiedevi un kilo di cicoria  non era soddisfatto dalla tua controfferta di un kilo d’insalata, la tua voglia di cicoria poteva restare tale. Anche per questo i metalli preziosi divennero moneta di scambio e avendo un loro valore intrinseco tutto poteva essere a loro commisurato, e il signore con la cicoria non era più costretto a barattare la sua merce scambiandola con l’odiata insalata, bastava venderla in cambio della sua quota di oro e con questa farci poi quello che gli pareva.
    Poi con il progredire degli scambi e visto che nel mondo si spostavano sempre più ingombranti forzieri i banchieri fiorentini si inventarono la  lettera di credito, la nonna della carta moneta. Non era più l’oro a girare per l’Europa ma la carta di credito con su stampigliata la quota di oro che rappresentava. Sempre più spesso l’oro rimaneva nei forzieri e si muovevano al suo posto queste carte di credito che attestavano che dietro non c’era il nulla ma la l’equivalente del prezioso metallo scritto sulla carta.  Gli stati moderni poi cominciarono a stampare moneta,  inizialmente garantita da un eguale quantità di metallo, e qualsiasi possessore di dollari, poteva andare fino al 1971 alla banca centrale americana ed esigere di convertire i suoi dollari  in oro.
     La fine del gold standard produsse un strano gioco della parti da parte delle banche centrali tutte che continuarono in gran parte a tenere l’oro nei loro caveau, in garanzia delle loro attività, ma da quel momento immisero una quantità sempre maggiore di carta moneta  nei mercati. Maggiore moneta a disposizione pur se sempre meno garantita da oro nei caveau delle banche mondiali ha portato, con la liberalizzazione dei mercati e il credito facile, a un’esplosione finanziaria senza eguali. Forse nessuno fa caso ad una cosa ma l’immissione di un quantitativo così enorme di liquidità ha generato solo sull’azionario una bolla praticamente doppia della bolla che contribuì alla crisi del 1929. Nei 34 anni precedenti al suo scoppio la bolla azionaria degli anni 20 era aumentata di 8 volte nette, nel 2007 riferendosi ai 34 anni precedenti, la bolla era aumentata di 13 volte nette  e dopo un ribasso iniziale, con un’incredibile immissione di liquidità, la borsa ha polverizzato quel record di 14.000 punti arrivando in questi giorni al record dei 16.000, aumento di 15 volte netto rispetto ai 39 anni precedenti. L’oro nel frattempo era sempre nei caveau ma la stampa della cartamoneta era sempre più slegata al valore dell’oro posseduto da ogni singolo paese emittente.
    Forse siamo arrivati al capolinea di questa folle stamperia e potrebbe essere arrivata la fine della carta moneta, quel momento non bello in cui la necessaria fiducia tra un cittadino e uno stato cessa e il cittadino rifiuta di scambiare i suoi beni con ridicoli pezzi di carta che sospetta non più supportati da alcun valore. Ma per arrivare a questo possibile disastro sono passati oltre 40 e nel frattempo milioni di persone hanno fatto affari in dollari dormendo tranquillamente nei loro letti e non spaventandosi mai per le quotazioni quotidiane della loro brava moneta e la cosa è potuta comunque accadere anche perché nel frattempo gli Stati Uniti erano la nazione economicamente e politicamente dominante. Debbo dire, ma non per tranquillizzare, solo per fotografare la situazione al momento che in pochi pensano possa succedere quanto io ritengo al contrario possibile.
     E ora parliamo di bitcoin, di una storia che a mio parere rende più credibili i miei timori sulla pericolosa situazione della finanza internazionale. Quando nel mondo regna l’euforia parossistica che tutto permette e giustifica i campanelli d’allarme, pur visibili da tutti, sono sentiti da pochi.  Ora  hanno inventato una moneta digitale che dal momento in cui è stata ideata nel 2009 si è rivalutata di oltre 1000 volte assumendo in ciò più il valore  e le aspettative di una merce rarissima che di una alternativa monetaria alla carta moneta delle banche centrali. Una delle caratteristiche di una moneta, anche di una moneta poi destinata a scomparire per le scellerate manovre della sua banca centrale, e le miopie dei suoi governanti, è la stabilità, per anni, per decenni, o anche di più. Ve l’immaginate qualcuno che faccia un debito per mille dollari o mille euro e dopo poco più di quattro anni sia costretto  a pagare  un milione di euro o dollari per saldarlo perché di tanto si è rivalutata la moneta nella quale ha contratto il debito. Una follia peggiore di qualsiasi casinò virtuale, dove almeno le carissime fiches sono fatte per compiacere gli occhi e non con un metallo anonimo e senza valore, che per i seguaci di quest’ultima catena di sant’Antonio, può in  un giorno guadagnare o perdere il 30% come se nulla fosse.
     I bitcoin diverranno un modo di pagamento alternativo e non regolamentato dagli stati? La follia umana da sempre non ha limiti nel giustificare l’ingiustificabile. Trovatemi una stato che di fronte ad un affare tra privati decida di rinunciare all’Iva su di uno scambio concluso perché fatto con una moneta che non esce dalle tipografia della sua banca centrale. Vi ricordate la speculazione sui bulbi di tulipani nel ‘600? E tutte le altre?
    Bitcoin? Oui, oui! Fait vous le votre jeu!
                                                        
  paolosenzabandiere
 

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