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Introduzione alla lettura
04/12/13
Questa è la definizione di bitcoin: Bitcoin
(simbolo: ฿; codice: BTC o XBT)
è una moneta elettronica creata nel 2009 da un anonimo
conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il nome
Bitcoin si riferisce anche al software open source progettato per implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer
che ne risulta.
A differenza della maggior parte delle valute
tradizionali, Bitcoin non fa uso di un ente centrale. Esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che
tengono traccia delle transazioni e sfruttano la crittografia
per implementare le caratteristiche più importanti come il fatto di permettere
di spendere bitcoin solo al legittimo proprietario, e di poterlo fare una volta
sola.
La progettazione di Bitcoin prevede il possesso
ed il trasferimento anonimo delle monete. I bitcoin possono essere salvati su di un personal
computer sotto forma di "portafoglio" o mantenuti presso terze
parti che svolgono funzioni simili ad una banca. In ogni caso i bitcoin possono
venir trasferiti attraverso Internet a chiunque disponga di un "indirizzo
bitcoin". La struttura peer-to-peer della rete bitcoin e la mancanza di un ente
centrale rende impossibile per qualunque autorità, governativa o meno, di
manipolare il valore
dei bitcoin o di introdurre inflazione creando nuova moneta.
La
spiegazione di cosa sia un bitcoin non è cosa da persone normali e non mi
convince affatto, dietro la facciata ipertecnologica con cui la si vuole
descrivere. E allora parliamo di monete, quelle vere. All’inizio era il
baratto, con tutta la farraginosità del caso. Se il tizio a cui chiedevi un
kilo di cicoria non era soddisfatto
dalla tua controfferta di un kilo d’insalata, la tua voglia di cicoria poteva
restare tale. Anche per questo i metalli preziosi divennero moneta di scambio e
avendo un loro valore intrinseco tutto poteva essere a loro commisurato, e il
signore con la cicoria non era più costretto a barattare la sua merce scambiandola
con l’odiata insalata, bastava venderla in cambio della sua quota di oro e con
questa farci poi quello che gli pareva.
Poi con
il progredire degli scambi e visto che nel mondo si spostavano sempre più
ingombranti forzieri i banchieri fiorentini si inventarono la lettera di credito, la nonna della carta
moneta. Non era più l’oro a girare per l’Europa ma la carta di credito con su
stampigliata la quota di oro che rappresentava. Sempre più spesso l’oro rimaneva
nei forzieri e si muovevano al suo posto queste carte di credito che
attestavano che dietro non c’era il nulla ma la l’equivalente del prezioso
metallo scritto sulla carta. Gli stati
moderni poi cominciarono a stampare moneta,
inizialmente garantita da un eguale quantità di metallo, e qualsiasi
possessore di dollari, poteva andare fino al 1971 alla banca centrale americana
ed esigere di convertire i suoi dollari in oro.
La
fine del gold standard produsse un strano gioco della parti da parte delle
banche centrali tutte che continuarono in gran parte a tenere l’oro nei loro
caveau, in garanzia delle loro attività, ma da quel momento immisero una
quantità sempre maggiore di carta moneta
nei mercati. Maggiore moneta a disposizione pur se sempre meno garantita
da oro nei caveau delle banche mondiali ha portato, con la liberalizzazione dei
mercati e il credito facile, a un’esplosione finanziaria senza eguali. Forse
nessuno fa caso ad una cosa ma l’immissione di un quantitativo così enorme di
liquidità ha generato solo sull’azionario una bolla praticamente doppia della
bolla che contribuì alla crisi del 1929. Nei 34 anni precedenti al suo scoppio
la bolla azionaria degli anni 20 era aumentata di 8 volte nette, nel 2007
riferendosi ai 34 anni precedenti, la bolla era aumentata di 13 volte
nette e dopo un ribasso iniziale, con
un’incredibile immissione di liquidità, la borsa ha polverizzato quel record di
14.000 punti arrivando in questi giorni al record dei 16.000, aumento di 15
volte netto rispetto ai 39 anni precedenti. L’oro nel frattempo era sempre nei
caveau ma la stampa della cartamoneta era sempre più slegata al valore dell’oro
posseduto da ogni singolo paese emittente.
Forse
siamo arrivati al capolinea di questa folle stamperia e potrebbe essere
arrivata la fine della carta moneta, quel momento non bello in cui la
necessaria fiducia tra un cittadino e uno stato cessa e il cittadino rifiuta di
scambiare i suoi beni con ridicoli pezzi di carta che sospetta non più
supportati da alcun valore. Ma per arrivare a questo possibile disastro sono
passati oltre 40 e nel frattempo milioni di persone hanno fatto affari in
dollari dormendo tranquillamente nei loro letti e non spaventandosi mai per le
quotazioni quotidiane della loro brava moneta e la cosa è potuta comunque accadere
anche perché nel frattempo gli Stati Uniti erano la nazione economicamente e
politicamente dominante. Debbo dire, ma non per tranquillizzare, solo per
fotografare la situazione al momento che in pochi pensano possa succedere
quanto io ritengo al contrario possibile.
E ora
parliamo di bitcoin, di una storia che a mio parere rende più credibili i miei
timori sulla pericolosa situazione della finanza internazionale. Quando nel
mondo regna l’euforia parossistica che tutto permette e giustifica i campanelli
d’allarme, pur visibili da tutti, sono sentiti da pochi. Ora hanno inventato una moneta digitale che dal
momento in cui è stata ideata nel 2009 si è rivalutata di oltre 1000 volte
assumendo in ciò più il valore e le
aspettative di una merce rarissima che di una alternativa monetaria alla carta
moneta delle banche centrali. Una delle caratteristiche di una moneta, anche di
una moneta poi destinata a scomparire per le scellerate manovre della sua banca
centrale, e le miopie dei suoi governanti, è la stabilità, per anni, per
decenni, o anche di più. Ve l’immaginate qualcuno che faccia un debito per
mille dollari o mille euro e dopo poco più di quattro anni sia costretto a pagare
un milione di euro o dollari per saldarlo perché di tanto si è rivalutata
la moneta nella quale ha contratto il debito. Una follia peggiore di qualsiasi
casinò virtuale, dove almeno le carissime fiches sono fatte per compiacere gli
occhi e non con un metallo anonimo e senza valore, che per i seguaci di
quest’ultima catena di sant’Antonio, può in
un giorno guadagnare o perdere il 30% come se nulla fosse.
I
bitcoin diverranno un modo di pagamento alternativo e non regolamentato dagli
stati? La follia umana da sempre non ha limiti nel giustificare
l’ingiustificabile. Trovatemi una stato che di fronte ad un affare tra privati
decida di rinunciare all’Iva su di uno scambio concluso perché fatto con una
moneta che non esce dalle tipografia della sua banca centrale. Vi ricordate la
speculazione sui bulbi di tulipani nel ‘600? E tutte le altre?
Bitcoin?
Oui, oui! Fait vous le votre
jeu!
paolosenzabandiere
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