26 marzo 2013

(19) IL CASO DEI DUE MARO’. IL RACCONTO DI QUANTO ACCADUTO.

Marzo (19)
Introduzione alla lettura
25/03/13

      Ci sono degli aspetti, nella vicenda dei due Maro’ italiani, che non sono stati analizzati appieno e soprattutto senza quella dote di buon senso che permette spesso di comprendere come sono andati realmente i fatti.

     Correrò il rischio di essere banale, lapalissiano, ma alcune cose deve essere dette. Sgombriamo prima il campo da ogni equivoco. I due indiani morti erano marinai, non altro, e la conferma viene proprio da coloro che involontariamente li hanno uccisi. La difesa dei due marò non ha mai messo in discussione che fossero due marinai e anche l’Italia, con quel forte indennizzo dato ai loro familiari, lo conferma.

     E allora perché l’equivoco che li ha trasformati, agli occhi dei due marò, in due pirati. Qui c’è da dire che alcuni nostri “connazionali ultranazionalisti” pensano che i due marinai se la siano cercata  perché se non si avvicinavano pericolosamente alla nave non avrebbero corso nessun rischio. È strano come gente che sarebbe disposta a dichiarare guerra al mondo per ogni piccolo affronto, o pensato tale, subito da un  italiano, riesca a non comprendere la drammatica banalità di quell’equivoco e del perché il peschereccio indiano fosse così vicino alla nave italiana. Bisogna pure che ci sia qualcuno che spieghi a questi signori che da che mondo è mondo uno dei modi di pescare pesce è calare reti o altri attrezzi da pesca, e vedere uno di quei mostri che solcano i mari  puntare a sua insaputa, gli strumenti di lavoro che permettono la tua sopravvivenza e quella della tua famiglia non ti rende proprio felice. E’ l’unica giustificazione alla pericolosa vicinanza dei pescatori alla nave, perché l’altra giustificazione plausibile ci porterebbe a dire che altrimenti sarebbe stato un attacco di pirati cosa, come detto, esclusa dagli stessi difensori dei due marò e dalle autorità italiane.

     Resta il fatto che le giustificate rimostranze, magari sopra le righe, dei pescatori indiani, siano state considerate dai militari italiani, in quei drammatici attimi, come un attacco di pirateria e come tali respinte con la forza. Ovviamente pur nella concitazione, considerare improperi, mani nude, arpioni, o chissà cos’altro, armi letali in mani a dei pirati è stato un gravissimo errore di valutazione in cui sono incappati i nostri marò…..


IL CASO DEI DUE MARO’. IL RACCONTO DI QUANTO ACCADUTO.

     Dove si sono svolti i fatti? Gli italiani dicono a 33 miglia dalla costa, gli indiani a poco più di 22. Questo permette allo stato del Kerala, di dichiarare che quanto è accaduto è avvenuto in acque territoriali indiane, ma il limite delle acque internazionali non inizia a 12 miglia marine dalla costa? Lo stato del Kerala, nella figura della propria capitaneria di porto, chiede all’Erica  Lexie di attraccare, per chiarimenti,  al porto di Kochi, e il comandante della nave, pur prontamente sconsigliato dalla Marina Militare (subito avvertita), essendo evidentemente al di fuori delle acque territoriali indiane, accetta l’invito delle autorità indiane, con tutte le note conseguenze.

     Qui incomincia un balletto dove la gestione della cosa da parte delle autorità italiane è a dir poco pessima. Se è vera la storia che al momento dell’accaduto la nave si trovava in acque internazionali perché non farlo pesare, chiedendo magari un giurì sovranazionale che stabilisca dove si sono svolti i fatti, cosa peraltro facilissima con le moderne tecnologie di rilevamento. Del resto, della pessima figura della nostra diplomazia, con il rifiuto iniziale di riconsegnare i due marò, ho parlato nei due post precedenti.

                                                             paolosenzabandiere
  

  

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