21 marzo 2013

(18) IL CASO DEI DUE MARO’. AMBASCIATOR NON PORTA PENE? COME PASSARE DALL’AVER QUASI RAGIONE AL TORTO MARCIO, PERDENDO ANCHE L’ONORE.

Marzo (17)
Introduzione alla lettura
18/03/13



    Con il governo tutto compatto che impone ai due marò di non tornare in India come promesso, l’onore del nostro paese, già fortemente provato per le ignobili vicende politiche che lo hanno devastato, subisce un altro colpo tremendo.

    Ma è necessario un riassunto di quanto accaduto. La vicenda dei due maro’ di scorta ad una nave italiana nell’oceano indiano è nota a tutti. Vengono accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati. Dove si siano svolti i fatti è controverso. Secondo la difesa dei due marò tutto è accaduto a 33 miglia marine di distanza dalla terraferma, mentre l’India afferma che il tragico incidente è accaduto a solo 22, 5 miglia dalla costa. L’India con questa distanza ritiene che quanto accaduto sia sotto la sua giurisprudenza. Non sono un esperto di leggi internazionali ma la sovranità di uno stato non cessa dopo le dodici miglia marine? Nel caso che i fatti fossero accaduti in acque internazionali ne deriverebbe che a processare i due marò per omicidio colposo dovrebbe essere l’Italia, visto che la nave su cui i due militari operavano batteva bandiera italiana.

     Questo è tanto vero che le autorità indiane non costrinsero con la forza il comandante della E. Lexie a rientrare ma lo “invitarono” perentoriamente ad attraccare al porto di Kochi per chiarimenti. La Marina Militare Italiana prontamente avvertita ordinò al comandante dell’Erica Lexie di non ubbidire all’ordine della capitaneria di porto indiana, ma un colloquio con il proprio armatore, forse desideroso di difendere i propri interessi commerciali, lo convinse al contrario a fare rotta  sul porto indiano, dove fu poi costretto a consegnare i due militari.

     Debbo precisare che i due marò non sono degli eroi come crede qualche esaltato. Se i fatti sono realmente accaduti, come anche la loro difesa, e il comportamento delle autorità italiane hanno in pratica confermato (indennizzo alle famiglie dei due morti),  uccidere due pescatori scambiandoli per pirati non è il massimo dell’eroismo e per questo questi signori dovranno pur pagare, o uccidere due indiani, anche se per un tragico errore di valutazione, non è penalmente rilevante? Resta il fatto che la cosa è quasi certamente accaduta  in acque internazionali e i due marò dovevano essere appunto processati in Italia. Ma noi riusciamo a complicare anche le cose dove abbiamo una discreta ragione…..
IL CASO DEI DUE MARO’. AMBASCIATOR NON PORTA PENE? COME PASSARE DALL’AVER QUASI RAGIONE AL TORTO MARCIO, PERDENDO ANCHE L’ONORE.

     Avremmo potuto sostenere che il processo ai due maro’ si sarebbe dovuto svolgere in Italia, che il loro arresto era avvenuto con l’inganno, che i fatti erano accaduti in acque internazionali e che per questo non potevano essere arrestati dalla polizia dello stato del Kerala.

     Resta il fatto che i nostri militari erano costretti in India , anche se non erano in un vero e proprio carcere; erano al contrario abbastanza liberi di muoversi, pur con gli ovvi controlli e già avevano beneficiato di una licenza in Italia sotto promessa (mantenuta)  di ritornare in India. Dovevano solo aspettare che i giudici Indiani decidessero se le richieste italiane di processarli in Italia erano legittime, o di giudicarli ed eventualmente condannarli. Il tribunale indiano avrebbe dovuto comunque tener conto che i fatti accaduti erano stati una tragica fatalità e nel caso di una condanna detentiva decidere dell’eventualità che la stessa potesse essere scontata in Italia.

     Non c’era particolare acredine nei comportamenti delle autorità indiane tant’è che era stato concesso ai due marò un permesso di 30 giorni per consentire loro di tornare in Italia a votare. Avevano solo chiesto e ottenuto dal nostro ambasciatore una promessa, a quanta pare scritta, in cui si garantiva il ritorno dei due in India.

     Per un’inspiegabile follia collettiva che ha interessato tutti i nostri governanti si è pensato bene di non rispettare gli impegni presi non facendo tornare in India i due marò e invocando un giudizio di un giurì internazionale, provocando così una serie di effetti devastanti, a cascata.

     Abbiamo costretto i nostri due marò e il nostro ambasciatore in India a non rispettare la parola data. Il nostro ambasciatore non ha promesso per la sua bella faccia ma lo ha fatto certamente su pressione del governo italiano a cui ha chiesto, o da cui ha avuto consiglio su cosa doveva promettere. Con questo suo comportamento il governo italiano ha solo creato i presupposti per far pagare questa crisi anche all’ambasciatore. Dico anche, perchè mi sembra del tutto ovvio e scontato che i due marò, per il comportamento estremamente superficiale tenuto in occasione della morte dei due marinai indiani, debbano essere comunque portati di fronte ad un tribunale. L’Italia avrebbe potuto rifiutare una sentenza più o meno pesante pronunciata eventualmente dal tribunale indiano richiamandosi ad organismi internazionali che riconoscano che, essendo l’incidente accaduto in acque internazionali, la cosa doveva essere giudicata da un tribunale italiano.

     L’essere riusciti a trasformare alcune nostre ragioni nell’aver torto marcio lo si evince anche dal rifiuto degli Stati Uniti di entrare nel merito del problema e dall’estrema freddezza dell’Europa sull’argomento.

                                                       paolosenzabandiere
   





    

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