16 ottobre 2012

(76) IL RAGAZZINO CONTESO. QUANDO CHI GIUDICA NON E' SALOMONE E CHI CONTENDE NON FA IL GENITORE.


Ottobre (76)
Introduzione alla lettura
12/10/12
     In questa incredibile guerra dei Roses, dove l'unica vittima certa è un ragazzino di 10 anni, penso che siamo in presenza di comportamenti al contempo eclatanti e sottaciuti dalla stampa, e che dimostrano quantomeno l'impreparazione degli “specialisti” che dovrebbe garantire il futuro ai giovani contesi da genitori immaturi e che sembrano, al contrario, avere l'unico obiettivo di rovinarglielo, il futuro ovviamente. Oltre ai genitori anche gli assistenti sociali, gli psicologi, gli psichiatri, i  giudici e le forze di polizia non ci fanno una bella figura in questa storia. Ascoltando oggi le interviste della madre, del padre , del nonno paterno e della preside, ricostruendo la storia di questo ragazzo e le sentenze dei giudici, è talmente evidente che non si è operato al meglio per imporre quello che forse era giusto fare (e vedremo poi perchè il forse.....), senza  traumi enormi per il ragazzo. Il voler far rispettare la sentenza della Corte di Appello alla  presenza del padre, addirittura come soggetto attivo alla sua applicazione,  è stato a mio parere inopportuna e devastante. Debbo ricordare agli adetti ai lavori che pur togliendo la patria podestà alla madre il  figlio veniva affidato per un certo  periodo di tempo ad una casa famiglia e non al padre proprio perchè con il padre il ragazzo aveva enormi problemi? Infine credo che alla luce di questi eventi forse ci siano i presupposti per riaprire il processo.....

IL RAGAZZINO CONTESO. QUANDO CHI GIUDICA NON E' SALOMONE E CHI CONTENDE NON E' UN VERO GENITORE.

      Ve lo ricordate Salomone, figlio di Davide, terzo re di Israele? Era noto per la sua fama di giusto. Un giorno due donne che avevano avuto entrambe un figlio, con uno dei due bambini morto appena nato, iniziano a litigare affermando entrambe di essere la madre del bimbo sopravvissuto. Salomone non potendo sapere chi fosse effettivamente  la madre ordina di tagliare il bimbo e di consegnarne la metà esatta ad entrambe le due donne. La vera madre prontamente rifiuta per salvare la vita del proprio figlio e così Salomone le riaffida il piccolo.

     Non  mi sembra, per una serie di ragioni che spiegherò che tutti i protagonisti, o comunque la maggioranza si siano comportati con la stessa saggezza dell'antico re, ma cercherò di essere obiettivo. Incominciano dalla madre. Asserisce che il bambino ha incominciato ad escludere, ad odiare la figura del padre quando lei al contrario cercava di fargliela accettare. In otto anni, da tanto mi par di capire dura questa cosa, ne avrebbe potuti avere di argomenti, supportata da psicologi, per   chè il rapporto tra padre e figlio non fosse così conflittuale. Ad onor del vero la signora afferma che il padre aveva dei comportamenti estremamente repressivi nei confronti del figlio e lo chiudeva a chiave quando voleva tornare dalla madre. La madre dice la verità o mente? È  importante saperlo e vedremo poi perchè. Resta il fatto che il giudice le toglie la patria podestà e le impone di  affidarlo ad un casa famiglia  prima, mi par di capire, di affidarlo successivamente al padre. la cosa è per cinque volte disattesa, con la signora che dichiara a più riprese che è il figlio a nascondersi quando vanno a prenderlo gli assistenti sociali.  Qui chi dovrebbe avere a cuore la stabilità psichica del ragazzo avrebbe dovuto imporre metodi coercitivi non nei confronti dello stesso ma della madre e dei componenti della sua famiglia. La sua mancata consegna doveva avere conseguenze penali nei confronti della signora e di chi se ne rendeva complice. Il tribunale avrebbe dovuto riunire le parti e far capire la gravità di questi comportamenti e la loro rilevanza penale. Questo non accade e la madre e le conseguenze di questo continuo sfuggire alla giustizie le paga il piccolo con quel po' po' di traumi continui dovuti alla sua esemplare “cattura”.  

    Il padre. Ha fatto anche lui la sua brava post intervista ed è la figura che più  inquieta. Potrebbe essere colui che ha ragione su tutta la linea ma il suo comportamento, lo stesso suo dire,  dicono alcune bugie del tutto evidenti, da seminare dubbi sull'intera vicenda. Lui sa quanto è odiato da suo figlio, magari artatamente fomentato dalla madre (anche nel filmato il figlio se lo prende con lui e lo chiama lurido verme) e che cosa fa? Ritiene di dover presenziare, addirittura farsi parte attiva, nell'esecuzione di un ordine della magistratura, che non affida il figlio a lui ma per un anno ad un istituto, sapendo bene che la cosa, la sua stessa presenza sarebbe stato motivo di ulteriore trauma. Prendere il proprio figlio che si dimena e non ti sopporta per le gambe, quando un poliziotto lo prende per le braccia e lo psicologo non so per quale altra parte del corpo, e portarlo via con la forza è una cosa che un padre, pur in presenza di un figlio “psicologicamente devastato” dalla madre, avrebbe dovuto evitare sopra ogni cosa. È alla base dell'amore vero. Avrebbe dovuto far operare gli addetti  e non essere lui ulteriore causa scatenante della enorme reazione avuta dal figlio. Poi prendere in quel modo, insieme ad altri, un bambino che non vuol venire con te mi fa venire i brividi perchè al di la delle urla che sono diverse non posso non ricordare che nello stesso modo mio nonno e i suoi collaboratori prendevano il  maiale prima di scannarlo, e che comunque i bambini così di rapiscono. Inoltre il suo comportamento sembra dare ragione alle parole della sue ex moglie che lo accusava di aver avuto comportamenti fortemente coercitivi nei confronti del figlio. Chi ama, pur legittimato a far valere le sue ragioni, se si vede negato l'amore del figlio per colpa di altri non cerca di imporsi con la forza, con quello che dovrebbe essere l'oggetto/soggetto del suo amore, nello stesso modo con cui la vera madre del re Salomone, ecc, ecc. Poi la calma quasi forzata con cui parla ed asserisce che ora il bambino sta bene, sapendo che non è vero e che dovranno passare mesi, forse anni prima che suo figlio abbia accettato questa nuova situazione e la sua presenza fisica, mi danno una non bella situazione di totale, sorda, chiusura mentale. L'onorevole Mussolini che ha visto il bambino dice di averlo visto prostrato e rassegnato, non certo tranquillo.....
 
    Gli assistenti sociali, lo psicologo, lo psichiatra di supporto. Grandi geni. A torto o ragione un giudice sentenzia che una madre ha effettuato un violento lavaggio del cervello al proprio figlio per indurlo ad odiare il proprio padre e l'atto di separazione dalla madre, che in questo caso è comunque un atto di forza, necessariamente  violento, lo fanno in presenza e con la collaborazione attiva della persona che il bambino odia di più. E meno male che sono persone il cui lavoro dovrebbero portare ad una certa sensibilità.

     Le forze di polizia. Il loro comportamento è stato altrettanto shockante. Comportarsi così un ragazzo  che al contrario dovrebbe essere trattato con estrema cura fa pensare. La loro totale insensibilità, il voler imporre con la forza la sentenza del tribunale e farlo anche loro alla presenza del padre, addirittura aiutandolo, non capendo che per il bambino il padre era il problema mi preoccupa tantissimo. Cosa sarebbe  accaduto se al posto del bambino ci fosse stato un adulto? Un altro caso Cucchi?

     Ai giornalisti che scrivono sui giornali che dire, continuate a scrivere di nulla.

                                                            paolosenzabandiere

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