23 ottobre 2012

(79) DON MAURIZIO PRATICELLO E IL SOMARO SAPUTELLO.

Ottobre (79)
Introduzione alla lettura
19/10/12

    
Capita, come ai tempi dei feudatari, che persone preposte a salvaguardare la salute pubblica e che per tutta una serie di ragioni non siano in grado di farlo, per propria responsabilità e/o per colpa di altri, invece di essere contriti per gli insuccessi  subiti siano pronti a levar gli scudi se un prete che combatte la camorra, e i suoi roghi alla diossina, che tanto fanno bene ai polmoni, chiama una  collega dell'iroso personaggio, il prefetto di Caserta, semplicemente con il nome di signora. Il prefetto di Napoli, che penso non sia mai insorto contro i roghi di camorra con la stessa veemenza avuta nei confronti di queste splendido parroco, che peraltro chiamava qualcuno con l'appellativo più bello che possa esserci, lo sa che cosa significa il termine signore.....Devo dedicare questa mia poesia ad un somara d'architetta con cui ebbi a discutere qualche anno fa. Ero per mia madre in ufficio pubblico, in quei posti in cui i professionisti veri non lavorerebbero neanche sotto tortura, e parlando di una sua collega con la quale mi ero incontrato la volta precedente, l'avevo chiamata signora. La mia interlocutrice piccata mi risponde, che non era una signora ma un'architetta. Invece di prenderla a male parole, come sarebbe stato forse giusto, con calma le feci presente che nei suoi viaggi a Parigi sarà andata certamente a vedere quel  famoso quadro di quel signore, lui sì a pieno diritto signore, che era stato.....ragazzo di bottega a Firenze..... 




DON MAURIZIO PRATICELLO E IL SOMARO SAPUTELLO.

Un giorno, un giovine signore di bell'aspetto
si ritrovò  all'improvviso di un somaro al cospetto.

Buongiorno! Disse sorridente  l'educato giovin signore,
pur sapendo di stare a  parlare con un somaro avezzo alle cattive maniere,
sia buono mi indichi  la strada
che mi può condurre alla cotal contrada.

Il somaro con fare borioso e arrogante
l'attaccò tosto seduta stante.

Signore a me che sono allaureato
e a pieno titolo pure consiglier di Stato!
Quale indecenza quale inveroconda familiarità
v'ha permesso, messere, tanta  inopportuna intimità.

Il giovin signore prima sorpreso di cotanto attacco
decise di non soprassedere a siffatto patito smacco.

Mio peloso e non gradito interlocutore
m'era parso conveniente e di buone maniere
parlar con ella  senza guardar l'aspetto
che già a prima vista la qualifica di botto.

Dottore lei? E per giunta illustrissimo?
Chiamarla signore m'era parso bellissimo,
malgrado i suoi evidenti e tristi natali
mi avrebbero dovuto consigliar parole meno educate e più triviali.

Devo riconoscerle anche tanta ragione  nel suo scortese protestare
per come mi sono permesso ella di nominare.
Signore lei, ma quando mai, il suo aspetto lo dice e mai in ciò si sbaglia,
si vede benissimo che lei è un allaureato che non parla, che tutt'al più raglia.

                                                    Paolosenzabandiere





 

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