11 luglio 2012

(59) EUGENIO SCALFARI. DAL PIANO SOLO A INSIEME, INSIEME, VICINI, VICINI.


Luglio (59)
Introduzione alla lettura
10/07/12

    Oltre 40 anni fa il fondatore dell'Espresso, e poi di la Repubblica, diede un grande contributo alla democrazia  con la campagna contro il cosiddetto “Piano Solo”, con il quale, il generale dei carabinieri, De Lorenzo voleva imprimere una svolta autoritaria al paese con l'arresto programmato di centinaia e centinaia di sindacalisti e politici di sinistra, e riportare a destra un asse politico che con la nascita del centro sinistra si era spostato in tutt'altra direzione. Ancora si discute se il “Piano Solo” fosse un vero e proprio colpo di stato o un semplice “pronunciamento” usato come forma di pressione psicologica nei confronti della classe politica. Resta il fatto che Scalfari fu in prima linea  nel denunciare l'accaduto. Passano gli anni e come dice la canzone i bimbi crescono, le mamme invecchiano e i giornalisti cambiano, eccome se cambiamo.....

EUGENIO SCALFARI. DAL PIANO SOLO A INSIEME, INSIEME, VICINI, VICINI.

     Questa volta il nostro eroe sembra lontano anni luce dalla battaglia contro i poteri forti. I fatti. Ci troviamo di fronte ad una indagine condotta da alcuni coraggiosi magistrati sulla ormai del tutto  probabile trattativa tra la  mafia e parti dello Stato. Il brutto di questa storia è nel fatto che personaggi come Falcone e Borsellino, in prima fila nella lotta alla mafia potrebbero, uso il condizionale, essere stati uccisi dalla mafia anche  perchè si opponevano alla “trattativa”. Ora i giudici palermitani interrogano  l'allora ministro dell'Interno Mancino, che aveva sostituito Scotti, contrarissimo alla trattativa. Mancino peraltro non ricordava di aver  avuto un incontro a Roma con il giudice Borsellino, come se un incontro con quel personaggio potesse essere facilmente dimenticato; inoltre il Mancino non voleva essere messo a confronto con l'allora ministro della giustizia Claudio Martelli.

      Per questo e per altre “dimenticanze”, l'oggi privato cittadino Mancino, viene messo sotto pressione dai magistrati della procura palermitana che intercettano anche le sue telefonate. Dal contenuto di queste emerge che  il nostro parla con il magistrato D'Ambrosio, consigliere del Quirinale, e con lo stesso Presidente Napolitano. Al D'Ambrosio confida le sue paure e dai contenuti delle intercettazioni il magistrato invece di essere freddo e distaccato nei confronti di un privato cittadino, che ha forse problemi con la giustizia, e che comunque non avrebbe dovuto fare pressioni di alcun tipo, sembra, al contrario, prendere a cuore il problema dell'ex ministro, tant'è che allo stesso  legge, per telefono, la lettera che il Quirinale avrebbe spedito al pg della Cassazione.

     Ma voglio stringere. Resta il fatto che Scalfari Eugenio domenica accusa i giudici che avevano predisposto le intercettazioni nei confronti del Mancino e soprattutto l'agente di polizia giudiziaria incaricato della registrazione materiale, di aver commesso un gravissimo illecito. Appena compreso che al telefono era il Presidente della Repubblica l'agente avrebbe dovuto interrompere l'intercettazione e comunque i giudici avrebbero dovuto distruggere il nastro. Gli risponde a tono il procuratore di Palermo Messineo, precisando che l'intercettatore fisico è stato sostituito da un'apparecchiatura che registra in automatico l'intero traffico telefonico dell'intercettato. E nulla può essere distrutto di quel nastro prima che sia a conoscenza dell'accusa e della difesa, perche ovviamente manipolandolo si potrebbe tranquillamente “incastrare” o “togliere dagli impicci” qualsiasi imputato, e questo sì sarebbe un reato.

     Oggi Scalfari Eugenio si trova in “ottima”, pardon meglio, molto meglio, in abbondante compagnia nel difendere il Quirinale e i consiglieri del Quirinale e nell'attaccare i giudici che cercano di far luce su uno dei periodi più bui del nostro paese. Preferiamo  ricordarci lo Scalfari  che lottava per smascherare il “Piano Solo” e non quello di oggi, con tutti questi amici vicini, vicini, cosi insieme.........si insieme alla Stampa, al Corriere, e tanti impensabili nuovi amici. Ma se trattativa tra Stato e mafia  c'è stata, si fa concreta la possibilità, come detto, che grandi comis di questo Stato, che a quel processo si contrapponevano, siano stati fatti fuori, con gli uomini delle loro scorte, proprio perchè d'intralcio alla trattativa e questo ci basta per stare non una, ma mille volte, dalla parte dei giudici di Palermo che stanno indagando e contro i giornalisti che cambiano parere a secondo delle convenienze e non mi riferisco a qualcuno in particolare.....

                                                       paolosenzabandiere

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