31 marzo 2012

(29) STORIA DI EMILIO IL FIDO. COME SI DIVENTA NON GIORNALISTA

Marzo (29)
Introduzione alla lettura
30/03/12
    
     La sua è stata quasi una missione impossibile. Riuscire a diventare da bravo giornalista, un signorsì senza più alcuna opinione personale, che non sia quella a favore del capo assoluto. Per intenderci sul tipo, un piccolo aneddoto su di lui. Sono pochi gli uomini che riescono  a cambiare squadra in età adulta, debbo dire che non ne conosco nessuno, oltre il nostro eroe. Fede è diventato da juventino  milanista, per amore del suo unico dio, il cavaliere Silvio Berlusconi. Lui, e i giornalisti come lui, sono diventati un problema, e grosso, per la stessa democrazia.....
STORIA DI EMILIO IL FIDO. COME SI DIVENTA NON GIORNALISTA.
    
     Se qualcuno pensa che la mia affermazione sulla pericolosità di un certo tipo di giornalismo per la stessa democrazia, sia eccessiva, non comprende, o fa finta di non  comprendere, i meccanismi delicati che portano alla formazione dell'opinione dei lettori di giornali o di chi segue i telegiornali, o comunque le televisioni in genere.

     Fede è stato l'antesignano, quasi un genio del male, di un giornalismo della disinformazione, della partigianeria totale, che in questo quasi ventennio berlusconiano, ha devastato il concetto stesso di democrazia, contribuendo a trasformare questo paese in una repubblica delle banane. Parole troppo forti? Giudichiamo i fatti. Funzionale al progetto politico di Silvio il Sung, Fede  ha cavalcato demagogicamente la protesta contro tangentopoli poi, quando questa stava lambendo, e non poteva essere altrimenti, il suo dio in terra, con la sua mimica, con lo storpiare, sbuffeggiare, sbertucciare i nomi dei nemici del “Capo” è riuscito a cambiare, poco per volta, l'opinione di chi seguiva quel telegiornale, di 180 gradi.

     Fede è entrato di soppiatto nelle penombra dei salotti italiani e ha violentato i cervelli dormienti, senza difesa. Trasformato centinaia di migliaia di pensionati forcaioli in altrettanto intolleranti adoratori del sua stessa divinità, ovviamente contro i giudici, che da strumentali eroi di tangentopoli, sono diventati perfidi protagonisti di un progetto “comunista”. È riuscito a scatenare l'intolleranza della casalinghe per tutti coloro che la pensano diversamente dal pensiero uniforme di casa in certe televisioni. Fini è un semidio che ha  ragione, sempre e comunque, quando sta con Silvio il Sung. Diventa un personaggio ignobile, osceno, un nemico come pochi, nel momento che osa ragionare con la propria testa. E pensare che  Gianfranco Fini    e un treno perso tanti anni fa.....  voleva solo un po' di visibilità all'interno del piddielle!



     
Ma Fede non è l'unico giornalista di destra che abbia abdicato a quella che dovrebbe essere la principale funzione della sua categoria, quella di informare. In questi anni c'è stata quasi una mutazione genetica nell'ambito del giornalismo. Il giornalismo di destra, o meglio liberale, di centro, che aveva espresso grande firme come Montanelli, e che era spesso più indipendente di molti giornalisti di sinistra, con le loro teleKabul, ha subito una vera e propria metamorfosi, una vera e propria implosione. Mentre i giornalisti di sinistra alla Santoro e alla Lerner,  pur con la loro evidente scelta di parte, riescono a fare dibattiti nei quali chi la pensa diversamente da loro, se ha argomenti, può fare la sua bella figura, e non lesinano critiche ai politici del proprio schieramento, gli altri hanno semplicemente svenduto la loro autonomia al potente di turno, di cui tutto giustificano, difendono. Ruffiani “giustificazionisti”, per soldi ma anche per vocazione ad essere giullari delle ridicole gesta dei loro potenti/prepotenti mecenati. Con loro è piena la casistica giustificativa sulle varie nipoti  del vattelapesca di turno. Hanno fatto dei loro lettori o dei loro telespettatori, degli ignobili partigiani del proprio schieramento a cui tutto giustificano, e ovviamente al contrario pieni di livore per gli altri a cui nulla perdonano.

     Per questi violenti della penna ogni nemico del capo è il proprio personale nemico e vai allora alla caccia degli orientamenti sessuali del nemico o, in mancanza di meglio, del colore celeste dei suoi calzini. Ma a pensarci bene prima ho sbagliato, quando ho affermato che costoro, il loro modo di disinformare è contrario alla democrazia. La storia è molto più complessa. Se fosse una storia che riguardasse solo la democrazia, il danno sarebbe solo di coloro che sono disposti a lottare per essa. Ma costoro, con i loro comportamenti, con il loro violento pensiero unico, mettono in atto un meccanismo in cui la critica al clan, al potente di turno è da bandire, sempre. Ma come comprendono evidentemente in pochi, ogni meccanismo di violenta giustificazione delle manie, delle prepotenze del potente di turno, delle sue ridicole voglie, del suo usare le risorse, le leggi del suo paese,  a suo uso e consumo, altro non sono che un boomerang tremendo che prima o poi colpirà il paese intero con la stessa forza  con cui i potenti e i loro servi  di turno lo hanno lanciato.

     Si credo proprio che Stivalia pagherà caro lo scotto per aver permesso a lorsignori di fare i loro porci comodi in tutti questi anni. Resta il fatto vergognoso che si è data la possibilità a personaggi incredibili di entrare nelle case della gente, attraverso l'etere pubblico e di fomentare un clima di contrapposizione totale con chiunque non la pensi come il sostituto di dio in terra. La dialettica, la critica costruttiva, sono alla base del progresso umano in ogni attività, il totalitarismo, il vedere in chi non la pensa come te un tuo nemico e soprattutto un nemico del capo, sono al contrario un ritorno all'indietro, all'alba della civiltà, per tutto il paese. 

                                                       paolosenzabandiere

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