27 gennaio 2012

(9) TASSISTI: IL SUICIDIO DI UNA CATEGORIA.

Gennaio (09)
Introduzione alla lettura
26/01/12


     Questa storia non racconta solo il suicidio di un categoria, è un intero paese che sordo ai suoi interessi, rappresentato da una classe politica e sindacale indecente quanto lui, ha deciso la sua eutanasia. Questa è una storia di qualche anno fa. Parla di una categoria non proprio di cime. Parla dei tassisti, che stavano ricevendo il più grande regalo che sia mai stato loro offerto e che, complice una classe politica e sindacale con molti interessi nascosti, ha pensato bene di  rifiutare con sdegno la mano che faceva loro quella clamorosa offerta. È un storia come tutti i gialli con un omicidio perfetto, quello del buosenso, dove nessuno si salva, dove tutti i protagonisti fanno una pessima figura. È una storia di Stivalia, la patria dei furbi imbecilli. Questa storia parla di una categoria miope, dei suoi sindacalisti con interessi non proprio cristallini, di una destra con una devastante demagogia e di una sinistra, tra lo snob e l'incapace, che non riuscendo, o non volendo farsi comprendere, contribuisce anche lei a mandare a monte una proposta vantaggiosa per la categoria e a dare un'altra spinta nel vuoto al paese.....
  

TASSISTI: IL SUICIDIO DI UNA CATEGORIA.

    
     Su Stivalia, come detto, la terra dei furbi imbecilli, anche i tassisti non derogano dal sentirsi appunto furbi ed essere, al contrario ovviamente, dei perfetti imbecilli. Per comprenderci, scoprirono l'aria condizionata solo quando fu compresa nel prezzo “all incluse” dalle case automobilistiche. Prima non c'era stato verso di far loro capire i vantaggi della moderna tecnologia. “Discettavano” sulla nocività del caldo/freddo e nei torridi pomeriggi estivi preferivano rosolarsi a sole lento, con o senza limone in bocca, questo per capire le loro larghe vedute, d'altronde in questo paese siamo tutti tassisti.



     Devo fare un'altro precisazione. Anche giornali che normalmente sanno essere critici si bevono la storiella dei poveri tassinari che portano a casa poco più di mille, mille e cinquecento euro al mese. Sapevo da conoscenti, appena vincitori di licenza, quindi senza conoscere ancora tutti i trucchi del mestiere, che riuscivano a portarsi  a casa 3.000/3.500 euro al mese, netti ovviamente. Ora con la crisi non sarà così ma dobbiamo intenderci. Anche ora che le licenze sono scese siamo sempre oltre i 100.000 euro, ed erano arrivate a 180.000. Qualcuno mi spiega come un lavoro da pane e acqua possa avere dei costi di licenza da ostriche e champagne? Chi mente? Io credo che un giornalista democratico che  contribuisca ogni giorno, con i suoi scritti,  alla  continua  lotta per la democrazia non possa permettersi di avere un quadro del particolare senza tener ben presente il quadro d'insieme. Si corre il rischio di non comprendere cose che ad un'analisi più attenta sono talmente evidenti.



     Ma torniamo a noi. Era il 2006, la possibile alba di un  avvenire migliore per i tassisti e invece, con il loro rifiuto, fu l'inizio dei loro problemi. Bersani con le sue lenzuolate avrebbe voluto liberalizzare le licenze dei taxi nell'arco delle 24 ore.  Queste creava dei problemi nelle grandi città, dove il lavoro dei taxi era fino ad allora organizzato per turni di 8 ore. In pratica poter far lavorare lo stesso taxi per 24 ore significava nei fatti triplicare le macchine in circolazione, creando  grossi problemi, che una dirigenza sindacale attenta  avrebbe dovuto risolvere con la controparte.



     A Roma nel 2006 c'erano 5.800 taxi e 5.000 noleggiatori. Tra questi ultimi 1.200 di Roma e gli altri di fatto abusivi, considerando che gli Ncc (noleggio con conducente) dovrebbero partire, per legge, ogni mattina dal comune che gli ha dato la licenza. Molti comuni, siamo pur sempre su Stivalia, hanno rilasciato anche decine e decine di licenze non avendone nessun bisogno, solo per un sicuro giro di soldi, considerando che queste concessioni, pur non raggiungendo i prezzi di quelle rilasciate nelle grandi città, valgono  comunque  qualche decina di migliaia di euro l'una.



     Una dirigenza sindacale che avesse accettato la trattativa avrebbe richiesto l'antenna satellitare, sia per maggior sicurezza della categoria, sia per rendere impossibile il lavoro a quei 3.800 noleggiatori semi abusivi che avrebbero dei problemi a partire ogni mattina dalle varie Molfetta di Stivalia per lavorare a Roma. Solo questo aspetto della trattativa avrebbe prodotto il 50% di lavoro in più. Se aggiungiamo la possibilità di contrattare un blocco totale per le auto private nei centri storici, aumento delle corsie preferenziali e loro rispetto, e un diverso piano tariffario che portasse la gente a fare un uso sempre maggiore del taxi vediamo bene che quella apparente moltiplicazione di vetture senza lavoro poteva non corrispondere alla verità. Soprattutto se poi, in sede di trattativa, avessero cercato di convincere il governo, stante la loro disponibilità, a raddoppiare i turni nelle grandi città, non a triplicarli. Ovviamente la riuscita di queste trattative, rimaste purtroppo sulla carta, avrebbe fatto lievitare, e di parecchio, il valore di ogni licenza, e per ogni turno in più il titolare l'avrebbe potuta dare ai suoi parenti o affittarla.



      Purtroppo quello che è successo è tutto il contrario di ciò che il  buonsenso avrebbe consigliato a tutti i protagonisti. Una destra demagogica e cialtrona ha cavalcato le paure della categoria terrorizzandola con paure, peraltro infondate, di voler ridurre i tassisti stivaliani come quelli di New York. Questo diceva Alemanno ai tassisti radunati al Circo Massimo. Senza dire peraltro che i proprietari di licenza nella città della Mela campano di rendita, e le eventuali difficoltà economiche sono di chi affitta i taxi da loro e ogni giorno deve tirare fuori il suo guadagno, e i soldi da dare ai proprietari per l'affitto. 



     Qualcuno del centro sinistra, a cominciare dall'allora ministro Bersani, l'uomo che non sapeva parlare ai somari, tanto  meno ai tassisti, fece allora qualcosa per chiarire il problema? Ma figuriamoci, al contrario! Entra in campo Uolter, l'uomo che sapeva parlare anche  all'aria e voi penserete è fatta! Finalmente uno che sappia parlare alla categoria. Parlare, e chi ne aveva voglia? Contrapporsi è il termine giusto! Non volete questo e allora quasi 2.000 nuove licenze in più, non parlare trattare, ma  prendere o lasciare, decidere sopra la testa delle persone e imporre tutto, tanto che la destra di demagoghi peràcotter (francesismo) ebbe gioco facile col suo solito refrain dei comunisti che vogliono i tassinari in ginocchio.



     E così una sinistra che nei fatti non volle mai confrontarsi coi tassisti, forse per snobismo, consegnò Roma a Alemanno e poi l'Italia a Silvio B., Lù, il padrun de quasi tut. Ma in un regime di farsa, di collusione in molte cose, come è quello imperante su Stivalia, non si può non andare a vedere che fine abbiamo fatto i protagonisti di queste incredibili vicende. Dei tassisti abbiamo già detto, arrancano tra crisi, aumento  del costo del carburante, occasioni perdute e non comprese. Alcuni auspicano un ritorno del governo di Silvio. Evidentemente hanno provato gusto a prenderla in quel posto.....



    Degli altri..... Degli altri c'è da ridere. Bersani, l'uomo che non sapeva parlare ai somari e ai “tassinari”, viene messo a capo del pìddi, per continuare l'opera e riuscire a non farsi capire dagli stivaliani tutti. Uolter dopo la doppia stivalica sconfitta decide di andare in Africa e non potete capire le feste che hanno fatto gli africani, al contrario di noi, quando ha deciso di tornare su Stivalia.



     Chiudo con Loreno Bittarelli. È di quegli anni una denuncia, fonte la Repubblica, in cui 200 tassisti romani denunciano appunto, per conflitto di interessi, il presidente della  cooperativa 3570 perchè presidente anche di una grossa, ma molto, mooolto grossa, cooperativa di noleggiatori. La quadratura del cerchio su Stivalia, la terra che ragiona con i piedi! O peggio che non riesce a ragionare neanche quando è posta di fronte a delle clamorose evidenze! Però su questa cosa c'è da fare una precisazione altrimenti si rischia di non comprendere come una grossa fetta della categoria sia stata “compiacente” malgrado tutto con questa politica sindacale.



     Tutto verte intorno al rifiuto dell'antenna satellitare. Ci sono tassisti che hanno come principale obiettivo quello di spennare coloro che, turisti o meno, salgono sulla loro vettura. Ovviamente l'antenna satellitare è anche un controllo nei loro confronti, e questo signori di controlli non ne vogliono, anche se non comprendono che quanto da loro guadagnato così è ben poca cosa rispetto ai benefici possibili con la liberalizzazione delle licenze, come era stata proposta.



     L'altro motivo riguarda sempre l'antenna satellitare, con un occhio alle licenze Ncc. Queste, a differenza dei taxi, non hanno vincoli del tipo una persona, una licenza. Possono essere tranquillamente cumulate senza limite alcuno. Ai tassisti è fatto divieto di possederne ma i loro familiari possono averne quante ne vogliono, comprandole ovviamente. Allora è possibile che un tassista che dovrebbe avere interesse, in quanto tassista a limitare gli abusi delle Ncc, sia al contrario interessato alla loro difesa considerando gli interessi della “famiglia”. Capito?

    





    Concludo con questa breve poesia in omaggio ai duecento tassisti romani che hanno denunciato come detto Loreno Bittarelli per conflitto d'interessi:





     Nun bastareno i ducento



E non bastareno i ducento tassinar cortesi

e manco un par de mila anni

 pe’ dimenticà stà triste historia.



E d'allora ‘gni vorta che n’omo diede un carcio a n’amico

pe’ pialla in quer posto dar peggior nemico

un grido se levò forte

dar popolo  sovrano e saggio.



Ahoo!  Ma chè stai a  fa ‘a gaggio,

la fine der tassinar romano

cor  piccolo germano?



                                                                Paolosenzabandiere



ps. se qualcuno ha elementi per contribuire ad arricchire quanto da me detto o anche solo elementi per confutarne in tutto o in parte l'interpretazione che ne ho dato non ha che da scrivere.


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