16 gennaio 2012

(4) CORTE COSTITUZIONALE. LA NASCITA DELLA TERZA CAMERA E LA DITTATURA DEI PARTITI.

Gennaio (04)
Introduzione alla lettura 
13/01/12


      C'è chi si stupisce della recente decisione della Corte Costituzionale di bocciare entrambe le richieste dei quesiti referendari. Non comprendo di cosa ci si stupisca. Una corte in gran parte di nominati dal potere politico poteva mettere in discussione una legge elettorale voluta da un parlamento che da quello stesso potere politico è stato nominato? Non era possibile. Gli argomenti con cui tra qualche tempo conosceremo il perchè del rigetto potrebbero addirittura ben motivare i motivi del diniego. Resta il fatto, da quel che si sa, di un differente interpretazione, tra i giudici di provenienza dalle varie magistrature da quelli eletti dal potere politico, la maggioranza. La fotografia che ne  esce è, a mio parere, drammatica. L'istituzione Corte Costituzionale ne esce stravolta. Da organo di controllo anche del potere esecutivo, quindi di controllo sulle camere che di  quell'esecutivo sono i grandi elettori, a terza camera politica, organismo di cui non si sentiva proprio il bisogno. Un potere che si alimenta da sé. Fa le leggi con il suo governo e decide sulla loro costituzionalità anche con i giudici della Corte Costituzionale che ha nominato. Quello che non avevano previsto i padri della patria, con la loro miopia di persone perbene, che in quanto tali pensavano che anche gli altri lo fossero e continuassero ad esserlo dopo di loro, è puntualmente successo. Più di 60 anni dopo la frittata è  fatta.....


CORTE COSTITUZIONALE. LA NASCITA DELLA TERZA CAMERA E LA DITTATURA DEI PARTITI.

     Ci sono voluti più di 60 anni ma il disastro istituzionale che ha in pratica trasformato la Corte Costituzionale da organismo di controllo in una terza camera nominata dal potere politico, e che alla politica fa riferimento, è nei fatti. In queste decenni ci fosse stato un politico o un dotta scimmia tolemaica che parla, meglio sarebbe dire, straparla in punto di diritto, che avesse compreso i pericoli presenti “anche” nei meccanismi di elezione dei membri della Corte Costituzionale. Ho messo “l'anche” di proposito visto le enormi trappole  per la democrazia di cui è disseminata la Carta. La Legge delle leggi è fatta di buone intenzioni ma i controlli, i vincoli, tutti i meccanismi che dovrebbero servire per farla funzionare sono al contrario o pericolosi per la stessa democrazia o evanescenti, senza potere, per contrastare coloro che nei fatti emanano leggi anticostituzionali a getto continuo.

     Non era difficile comprendere che quando si permette al parlamento di eleggere 5 giudici costituzionali in aggiunta ai 5 nominati dal Presidente della Repubblica, sui 15 che compongono la Corte,  questa corre l'evidente rischio di essere subalterna al potere politico, su i cui atti dovrebbe indagare invece nella più assoluta indipendenza.

     Quando per compiacere il potente di turno alcuni  giudici della C.C. stravolgono quanto è scritto a chiare lettere nell'art. 3 della Costituzione, asserendo che qualcuno, per funzioni di governo è più uguale di altri non si offende solo il buon senso, ma si interpreta deformandolo, in modo capzioso e di parte, un enunciato al contrario cristallino.

     Quando giudici della stessa Corte si incontrano a cena con i signori che rappresentano la parte politica che li ha eletti a pochi giorni dall'udienza in cui quegli stessi giudici dovranno giudicare l'operato legislativo dei loro commensali accade qualcosa di grave. Anche se qualcuno si è scordato di vietare ciò che è vietato ad un giudice ordinario la prassi dovrebbe far comunque comprendere a tutti che in certi casi la forma è almeno importante quanto la sostanza.

     Nessun organo istituzionale si levò allora a chiedere quantomeno che i giudici in questione si astenessero dal giudicare coloro che solo poche ore prima erano stati graditi ospiti in una delle loro case. È di quei giorni la nascita, di cui non si sentiva il bisogno, di questa incredibile terza camera, dove la costituzionalità o meno di una legge, viene valutata a seconda dello schieramento politico.

     Resta il fatto che in pochissimo tempo oltre un milione e duecentomila cittadini hanno sottoscritto una richiesta di referendum per eliminare la legge che lo stesso ideatore ha definito una porcata e che permette alle segreterie politiche di far eleggere un Parlamento di nominati. Ad una mobilitazione eccezionale le Marie Antoniette della politiche hanno risposto un'altra volta picche continuando a pensare di poter fare i loro comodi, con una protervia senza eguali, una vera e propria dittatura dei partiti su un popolo che li sopporta sempre di meno.

     Gli eccessi della storia non sono mai stati una bella cosa, ma le Marie Antoniette si ricordino che questa non è una crisi come le altre, e che anche i loro fino a oggi plaudenti sostenitori potrebbero vestire o meglio “svestire” i panni di orribili sanculotti.

                                                            paolosenzabandiere

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