18 aprile 2009

CRONACA DI UN TERREMOTO ANNUNCIATO E DI FUNERALI DI STATO PER L’INTERO PAESE

Aprile (31)
Introduzione alla lettura
18/04/09

Quasi trecento morti per un terremoto in una regione con pochi abitanti, un’enormità In altri paesi, più popolosi ma anche meglio organizzati per sismi più violenti si hanno meno morti, a volte nessuna vittima. Ma devo raccontare di una notizia che personalmente mi ha sconvolto e non perché non ne fossi in parte a conoscenza, ma per l’italica capacità di sopportare.
 Lo sapevi caro lettore unico che sull’autostrada Napoli Reggio Calabria ci sono tratti in cui non si può andare a più di 80 km. all’ora per il semplice motivo che, a causa dello scarso cemento presente nei piloni, una velocità eccessiva potrebbe recare danni ulteriori alle strutture.
In un paese normale non ci sarebbe pace fintanto che i mascalzoni non fossero assicurati alla giustizia e per sempre. In un paese normale, qui invece viene “meglio” l’italica fantasia, abbassare i limiti di velocità e il problema è risolto. Questo è il paese in cui si vuole cacciare il giornalista televisivo che fuori dal coro dice che i soccorsi sono arrivati tardi e poi in un’altra trasmissione televisiva il ministro dell’interno stesso (a Ballarò) asserisce che 700 vigili del fuoco erano già operativi alle sette del mattino. Capite? Ci sono già state centinaia di scosse, è di oggi sabato 18 la notizia del telegramma allarmato del sindaco de L’Aquila al governo dopo la scossa del 30 marzo (4° grado Richter) per le centinaia di palazzi lesionati, e si aspetta la devastante scosse del 5 aprile per fare in modo che i pochi vigili di stanza in città diventino centinaia in poche ore?
Ma quante persone sono morte perché per più di tre ore almeno non hanno ricevuto nessun aiuto, perché qualcuno ha deciso che gli aiuti dovevano scattare a scossa micidiale avvenuta. Quando sono arrivati i soccorsi nei piccoli centri, nei paesi più sperduti della provincia? Io non so se qualcuno abbia capito la gravità di quanto da lui stesso detto. A pag. 9 del quotidiano la Repubblica di sabato 18 un padre dichiara di aver sentito il lamento di sua figlia, la sua preghiera di salvarla. Non specifica quando sono arrivati soccorsi, racconta solo che quando l’hanno estratta dalle macerie era morta. Capite benissimo che essere operativi tre ore dopo il sisma è una cosa eccezionale se si arriva da Roma ma può essere un tempo maledettamente lungo per salvare la vita di chi è rimasto sotto le macerie.
E qui caro lettore unico c’è tutta l’anomalia di questa “Cronaca di un terremoto annunciato”. Questa non era la classica scossa distruttiva, il “Big one” che ci sarà ma chissà quando, tra un’ora o tra dieci anni e coglie tutti di sorpresa. Qui si trattava di un’incredibile attività di sciame sismico con scosse forti come quella del 30 aprile che potevano essere la fine o l’inizio del problema. Si è preferito tranquillizzare la popolazione ed essere pronti per intervenire in poche ore. Non c’era nessun centro di raccolta per chi non volesse dormire in casa. O all’aperto o al massimo dentro le macchine o nelle trappola delle proprie case.
E mi ritornano in mente le immagini volutamente “unitarie” dove tutti piangono, dove piangono i parenti delle vittime, dove piange il nostro premier, dove ne sono convinto piangono anche coloro che hanno lesinato il cemento, dove piangono anche gli officianti della religione che “tutto permette” perché tutto perdona. Già, credo proprio che la malattia mortale di questo paese sia il perdonismo d’accatto. Muori perché c’è gente che scientemente, per i suoi luridi affari, invece di darti cemento armato te ne dà di “disarmato”, di armato male e magari fatto con la sabbia di mare. La rabbia contro chi attenta scientemente alla tua vita? Quando mai, solo perdono, pianto e sottomissione.
Siamo sempre a sabato 18. Su la Repubblica on line queste parole del premier tra le altre:” Per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro cose che sono accadute”. E subito una sviolinata contro la cattiveria dei giudici. Caro signor Lu, glielo ha spiegato qualcuno che a provocare quei trecento morti oltre al terremoto sono stati eventualmente dei costruttori mascalzoni e non i giudici cattivissimi? Come faceva quella canzone napoletana? “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato. Scordammuce ‘o passato semo e Napule paisà”. Credo proprio che il primo impatto, la sensazione di vedere in quei funerali il funerale di questo paese, fosse fotografare l’anima di questa nazione al tempo stesso impaurita, atterrita e complice dei suoi stessi carnefici profittatori. Sempre con Franceschiello, mai con chi la vuole liberare e soprattutto mai con la voglia di liberarsi.


paolosenzabandiere


 

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