10 novembre 2010

QUANDO LA COSTITUZIONE ATTENTA ALLA DEMOCRAZIA.

Nel pianeta delle scimmie le buone intenzioni sortono effetti che possono essere il contrario di quanto si desidera. Già in altri post ho evidenziato i limiti di questa nostra Costituzione ma credo che l'articolo 88 sia la summa della evidente, manifesta incapacità delle dotte scimmie che l'hanno redatto, a stilare una costituzione senza difetti e smagliature che permetta all'antidemocratico di turno di approfittare di errori altrui.

L'articolo 88 della nostra Costituzione recita così: il Presidente della Repubblica, sentiti i presidenti di Camera e Senato, può sciogliere le camere o anche una solo di esse. Questo non può farlo negli ultimi sei mesi del suo mandato. Con una modifica costituzionale è stata fatta questa integrazione........ “a meno che questo non coincida in tutto o in parte con la fine della legislatura” nel 1991, dopo che nel 1963 si era stabilito che le camere avessero la stessa durata
Queste modifiche non sanano l'antidemocraticità dell'articolo 88, solo dimostrano che pur avvertendone la pericolosità i nostri politici hanno sempre preferito i pannicelli caldi ad interventi che sanino alla radice una situazione che continua ad essere pericolosa.
Ovviamente non discuto la possibilità del Presidente della Repubblica di sciogliere entrambe le Camere, sentito il parere dei rispettivi Presidenti e di indire le elezioni politiche. Questo è alla base della democrazia. Ma proprio per questo dovrebbe essere del tutto evidente a tutti che l'articolo che da la possibilità di sciogliere una sola Camera è al contrario una forzatura antidemocratica.
Un Presidente del Consiglio che ottenesse dal Presidente della Repubblica lo scioglimento di una sola Camera nei fatti farebbe appunto “una forzatura antidemocratica”, costringendo gli elettori non a decidere su diversi programmi di governo, ma su un plebiscito referendario sul governo in carica, sapendo già che votare contro l'attuale governo (avendo ancora la maggioranza nell'altra Camera) non significherebbe la nascita di una nuova compagine governativa ma un ritorno alle elezioni per entrambi i rami del Parlamento. I cittadini nel segreto delle urne sarebbero quindi coscienti che l'unico risultato valido per quelle elezioni sarebbe un voto per il governo in carica o appunto l'annullamento delle stesse con un relativo periodo di instabilità. Se questa non diviene una pistola puntata alla tempia degli elettori spiegami tu, caro elettore fantasma, di cosa si tratta. In confronto il voto di scambio, perseguibile quando scoperto, è una cosa per mammolette.
Questa volta l'abbiamo scampata perchè il nostro Presidente della Repubblica non si è fatto condizionare da nessuno, ma se fossimo stati in presenza di Capo dello Stato e del Governo emanazione entrambi dello stesso schieramento la frittata era fatta.
paolosenzabandiere

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