3 agosto 2010

QUANDO IL TELEGIORNALE MENTE E LA COSTITUZIONE DORME.

E' strano ci sono cose del tutto evidenti e non trovi lo straccio di politico, ma neanche un giornalista illuminato che in questi anni abbia capito il pericolo che stiamo vivendo e del perchè. Certo vedere in Silvio Berlusconi un pericolo può essere facile oggi, il problema è che Lù ha usato le armi a sua disposizione ( le televisioni) senza che nessuno dei “fulminati” di turno avesse intuito il pericolo in tempo. Per arrivare al perchè dello strapotere del nostro c'è da fare una premessa.

Noi abbiamo una Costituzione per alcuni versi attualissima ma su altri temi sembra fatta milioni di anni fa. L'articolo 21 della Costituzione, riguardante la libertà di stampa, è di quest'ultimo tipo. È un misto di imbecillità e forse anche di un pizzico di malafede. Giudizio “tranchant” di un blogger a corto di cultura giurisprudenziale? Credo che in questo articolo ci sia al contrario la dimostrazione di come solo una persona apparentemente fuori dei tecnicismi delle dotte scimmie sappia trovare subito la pericolosità di una difesa della libertà di stampa basata quasi sul nulla.
L'articolo 21 sancisce la libertà di pensiero e di parola. Peccato che su 16 righe parli quasi esclusivamente di stampa e stampa periodica. Le prime due righe sono esemplari del gap, dell'incompiutezza irresponsabile con cui è stato “costruito” questo articolo così importante per la democrazia. “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione......”. Ogni “altro mezzo di diffusione” è l'unica concessione fatta al nuovo che avanza, il resto è tutta attenzione alla carta stampata, per sedici lunghe righe.
Sarei curioso di sapere chi ha partecipato alla stesura dell'articolo 21 e per quale motivo non abbia voluto vedere cose che pur erano già vistosamente presenti allora. Non era nata ancora la televisione ma la radio, i cinegiornali fascisti avevano prodotto i loro bravi guasti di regime. Come pensare che la radio dell'Eiar, i cinigiornali dell'Istituto Luce, potessero trasformarsi in qualche cosa di diverso da quel servilismo di regime che fin lì li aveva accompagnati. Con una aggravante, nei confronti dei giornali del tutto evidente. Comprare l'Unità o il Secolo d'Italia era già una scelta consapevole che presupponeva il sentirsi parte di una classe, di una nazione, di un'ideaa o semplicemente di una contrapposizione e l'arrivare ad un'edicola per comprare qualcosa, era già un aver deciso, l'aver fatto una scelta personale. Andare al cinema per vedere un film d'evasione e sentire il solito cinegiornale Incom dire delle cose in un certo modo, stare ad ascoltare una commedia alla radio e sentire poi un telegiornale fazioso, anche se non ai livelli attuali, era cosa diversa. Ti entravano nella tua testa, in maniera spesso subdola e non c'era nulla di meno democratico della disinformazione.
Poi arriva la televisione e le cose paradossalmente peggiorano. Non deciderai più in base alla tua scelta di classe o altro. Può sembrare paradossale ma deciderai in base allo spettacolo che vedrai. Tu vedi ok il prezzo è giusto ( è solo un esempio, ogni trasmissione pre telegiornale ha questa funzione) e sarai portato, se la tua capacità critica non è delle migliori, a pensarla come vuole che tu pensi colui che fa il telegiornale successivo al tuo spettacolo preferito.
E dov'è l'atto democratico, il poter scegliere liberamente? Nello scegliere lo spettacolo che precede il telegiornale? È questa la difesa della libertà? Si dà la possibilità ai potenti di turno di influenzare completamente le idee delle persone che vedono la televisione adattandole ai loro interessi. Si entra nella luce fioca dei salotti italiani e prima, magari per opportunismo si esalta la caccia ai ladri di tangentopoli, poi magari si fa l'esatto contrario, si dà la caccia ai giudici che continuano a fare il loro mestiere, si storpiano i nome degli avversari per irriderli, ridicolizzarli, per fare di ogni spettatore un militante a difesa del potenti di turno.
C'entra qualcosa questo con la libertà di opinione e con l'articolo 21? Malgrado la dabbenaggine di coloro che non sono riusciti a comprendere la possibile insorgenza di problemi prima del loro esplodere io credo che ogni legge anche la più carente debba essere integrata tenendo conto delle novità che non erano presenti al momento della stesura originale. Questo, in un paese democratico è lo spirito della legge. In un paese che è invece terra di nessuno come questo, una pletora di avvocaticchi sono diventati nei fatti dei consiliori dei potenti di turno, e al contrario di ciò che dovrebbe essere semplice, banale buonsnso, tutto quello che non è contemplato dalla legge per questi signori diventa possibile. Per far capire la mostruosità di questo modo di pensare faccio questo esempio. Nel corso dei millenni molti uomini per impossessarsi delle ricchezze altrui hanno fatto uso delle tecnologie in uso al momento per i loro comportamenti criminali. Ora io ti invento un disintegratore per far sparire le persone, letteralmente, e derubarle poi con relativa tranquillità e questo non è un reato solo perchè la tecnica con cui è stato fatto non è ancora contemplata e capita dal giudice del momento? Geniale vero?
Per questo credo che l'art. 21 dovrebbe essere riscritto alla luce dei tempi. Perchè entrare di soppiatto nelle case degli italiani, magari facendosi largo, subdoli e vigliacchi, ammiccando con spettacoli fintamente piacioni e dove chi li propina è invece il primo a disprezzare che li vede, storpiando nomi e altro, tacendo notizie negative alla propria battaglia politica e amplificadone altre utili alla “causa” sa di un vero colpo di stato mediatico e come tale dovrebbe essere perseguito in una democrazia moderna. Il negare le notizie o deformarle a proprio favore in televisione dovrebbe essere un reato sempre, per il semplice fatto che chi trasmette notizie in televisione tramite l'etere lo fa con un bene che comunque resta pubblico. È come l'accesso al mare gratutito. Perchè come detto a differenza della carta stampata non ci sono difese quando qualcuno ti entra di soppiatto in casa e ti propina menzogne e falsità per il suo personale interesse.
Il tutto era cominciato dall’aver ascoltato un giornale radio, di radio uno, in cui i soliti giornalisti da un tanto al chilo evidenziavano la notizia per compiacere i potenti di turno, ma credo che la gravità della mancanza di leggi in materia sia ben più grave dei singoli episodi di disinformazione . D’altronde questi episodi di informazione negata cesserebbero in presenza di leggi adeguate.

paolosenzabandiere

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