26 luglio 2010

CARCERI ITALIANE. TRA DICHIARAZIONI DI PRINCIPIO E TANTI, TROPPI SUICIDI.

Nelle carceri siamo arrivati a 38 detenuti suicidi dall'inizio dell'anno. Nelle “italiche carceri paradiso”, dove il carcere non è un carcere ma un sistema che contribuisce alla rieducazione del detenuto si muore, di suicidio ben più delle durissime carceri americane, il cui sistema oltre ad avere forti connotazioni privatistiche è paradossalmente portato a far pagare ai condannati il male fatto.

Forse non ci avevi pensato, caro lettore fantasma, ma nella vicenda c'è più di un aspetto paradossale, fin dall'inizio. Nelle carceri lo Stato dovrebbe avere il massimo potere nei confronti di cittadini sottoposti a limitazione di libertà e invece in questo paese dei campanelli accade l'esatto contrario. E' proprio nel carcere che la criminalità, soprattutto quella organizzata, ha un controllo territoriale ferreo con delle leggi che sono appunto al di là, in totale contrapposizione, con la posizione apparentemente dominante dello Stato, che nelle carceri imprigiona i cittadini che suoi tribunali hanno condannato.
E tutto questo sproloquiare senza costrutto produce degli effetti perversi. Non solo il carcere non è mai stato uno strumento rieducativo, ma essendo nei fatti considerato solo uno strumento punitivo per chi vi è recluso, saltano anche i parametri sullo spazio che dovrebbe essere assegnato a ciascun detenuto. In una cella dove dovrebbero essere due detenuti magari ne vengono stipati anche sei o più. Nelle insopportabili notte estive, questa incredibile coabitazione porta coloro che non si adattano a fuggire come possibile da una realtà mostruosa. Il paradosso apparente, ma solo apparente di questa situazione degenerata è che nei carceri si suicidano anche gli agenti di custodia. Le condizioni disumane in cui vivono gran parte dei detenuti, le sollecitazioni fuori della legge, a volte le minacce, a cui sono sottoposti all'interno del carcere, porta appunto alcuni operatori della giustizia a farla finita per sempre.
Questa incredibile situazione vede forti proteste, limitate però ad alcuni gruppi politici e ai sindacati degli operatori di polizia penitenziaria. Ma da quello che riesco a comprendere al massimo si chiedono nuovi carceri, più spazi per i detenuti o in alternativa amnistie o indulti vari. A nessuno viene in mente che il carcere dovrebbe essere appunto altro. Che per essere un centro di rieducazione dovrebbe partire da altri assunti. Per essere rieducativo il carcere non può prescindere dal lavoro per i detenuti, per tutti i detenuti, secondo un principio che non deve essere lo Stato a mantenere i detenuti, ma questi a pagarsi con il lavoro il debito che hanno contratto con la società. Ovviamente solo una parte dello stipendio, corrispondente al costo reale di ogni singolo detenuto per l'organizzazione statale, dovrebbe essere dato allo Stato, il resto dovrebbe rimanere nelle tasche del detenuto.
Per fare questo bisognerebbe ripensare tutta la struttura di supporto, architettonicamente parlando, del sistema carcerario italiano. Carceri che sono ricavati in castelli, forti o all'interno di centri storici, come Regina Coeli a Roma, potrebbero essere la passione di architetti vogliosi di elitari resort a cinque stelle e fonte di discreti incassi da parte dello Stato venditore. Queste vendite perchè i vecchi penitenziari non servono certo a nessun principio di riabilitazione. Si dovrebbero creare campi di lavoro che diano la possibilità di poter lavorare e poi vendere i prodotti delle terre demaniali, o dare la possibilità di creare strutture produttive legate a realtà industriali o turistiche, considerando che lo Stato è presente come proprietario in splendide realtà ambientali. Una carcere che sia nei fatti di riabilitazione al lavoro e per questo paradossalmente venga a costare molto poco all'organizzazione statale.
Utopia? Sogni di chi come me ha il vizio di semplificare problemi apparentemente complessi e insolubili per i più? Può darsi che sia così, ma io sono convinto che a voler rimanere in questo stato di cose non sia solo il politico chiaccherone che non vede al di là del proprio naso. Che i problemi, le resistenze vengano anche da chi all'interno dei carceri ha dei poteri che non dovrebbe avere.

paolosenzabandiere

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