19 dicembre 2009

QUANDO LA SCORTA PARTECIPA AD UN REALITY.

Dicembre (90)
Introduzione alla lettura
19/12/09
Devo fare una premessa. Con questo post torno ad essere una persona normale con le sue idee. Per questo dismetto gli abiti da marziano imparziale con cui avevo voluto e dovuto vestirmi nell'articolo precedente. D'altronde se il marziano è imparziale per natura stante la sua proverbiale non conoscenza dei problemi, io ritengo, o ho la presunzione di ritenere, di conoscere qualche problema e di avere appunto dei problemi a non tenere conto di quanto so.

QUANDO LA SCORTA PARTECIPA AD UN REALITY.


Torniamo a questo articolo. Lù, sempre lui, il padrun de quasi tut, non è una persona normale, ha sempre avuto grosse capacità, che con il tempo, messe a “profitto”, si sono trasformate anche in enormi disponibilità economiche. Quando vince le elezioni, può come tutti i mortali Presidenti del Consiglio, andare a vivere a Palazzo Chigi? Ma no che non può e allora a comprarsi di corsa un palazzo tutto per sé dove non solo vivere come normale cittadino, ma dove ricevere ospiti stranieri in quale veste non si capisce. Da privato cittadino o da Presidente del Consiglio? La questione può sembrare di apparente lana caprina ma il palazzo del Primo Ministro è solo, ed esclusivamente Palazzo Chigi e non Palazzo Grazioli. Questa visione, apparentemente disinibita delle cose, è la stessa situazione che poi ha portato ai tre attentati contro il premier (mi sia consentito di definire così il caso mediatico della D'Addario), e all'ancor più grave epilogo che nessuno dei tre episodi è stato sventato sul nascere. Visione disinibita è un termine troppo forte? Personalmente non credo. Come si può usare una dimora privata anche per fini istituzionali la stessa cosa può succedere per la sicurezza. Il Premier prima di entrare in politica aveva un proprio servizio di cui si fidava ciecamente. Forse per questo, da quel che mi risulta l'ha fatto assumere, per la sua sicurezza, da Presidente del Consiglio. Ma il rapporto tra un privato e le sue guardie del corpo, pagate profumatamente da quello stesso signore, diventa altro quando c'è da difendere un Primo Ministro. Quel rapporto di sudditanza o anche di entusiasmo per un uomo che ha trasformato la tua vita, per cui è difficile dirgli no è altra cosa dai compiti di una sorta che deve difendere la seconda carica dello Stato. Se a questo aggiungiamo che il nostro ha tutto il desiderio, ogni volta che gli è possibile di girare quel reality show in cui la folla concitata quasi sempre lo osanna, e con la scorta che non sa mai dire no, anche quando è del tutto evidente la situazione di pericolo, la frittata è fatta.
Domenica l'inadeguatezza di questo modo di garantire sicurezza al premier si è manifestato in maniera plateale. Il Premier era ad una manifestazione con un migliaio scarso di sostenitori e con la materializzazione all'improvviso di un centinaio di oppositori, rumorosi e bellicosi. Il clima si riscalda e alla fine del comizio, stante l'elevata possibilità di contestazioni il premier con la sua scorta che fanno? Se ne vanno a tutta velocità per evitare che eventuali contestatori rimasti nella piazza facciano qualcosa, non necessariamente qualcosa di grave, nei confronti di Lù. Quando mai.
Lù ha deciso di girare il solito reality e la scorta non può che acconsentire. Anzi di peggio. Dopo il tiro della statuina, con il Premier rientrato in macchina, gli si permette di riuscire ancora, continuando a mettere a repentaglio la sua vita. Si può solo ringraziare che la cosa non era stata organizzata.

Paolo s.b.


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