1 dicembre 2009

LA MAFIA, LU' E GLI ITALIOTI. A CIASCUNO IL SUO.

Dicembre (83)
Introduzione alla lettura
01/12/09
È su tutti i giornali la possibilità che dopo Spatuzza si possano pentire anche uno o entrambi i fratelli Graviano.

LA MAFIA, LU' E GLI ITALIOTI. A CIASCUNO IL SUO.

 Più si avvicina la data del 4 dicembre, il giorno della deposizione del pentito Spatuzza, e più nel centro destra si cerca in tutti i modi di “rabbonire” i mafiosi che da qualche anno si sentono delusi dalle promesse fatte nei loro confronti e a loro giudizio mai mantenute. Ti ricordi la frase del mafioso: “Iddu pensa solo a iddu”. E allora via a una serie di attenzioni verso l'universo mafioso che vanno dalla proposta di modificare la legge sui pentiti, di regolamentare il concorso esterno per mafia (voluto da Falcone), passando per i gionalisti che vanno a visitare i mafiosi in regime di 41 bis, che definiscono quella situazione peggiore di Guantamano, fino a Dell'Utri che torna a definire eroico il silenzio del Mangano.
In questo contesto, Lù il padrun de quasi tut, che se ne esce con il desiderio di strozzare tutti coloro che hanno scritto “La Piovra” e quelli che scrivono di mafia facendoci, a suo dire, fare brutta figura nel mondo, non esce di certo dal seminato. Ma il giorno dopo, come se dovesse rassicurare quelle masse di italioti che lo votano, con il loro cervello sempre più infantilmente involuto, assicura tutti che nella lotta alla mafia il suo governo è stato il migliore da non so quanti secoli e via, e allora la smentita al discorso del giorno prima? Ma quando mai! Rien de rien! Silvio il genio! È così si può permettere di parlare a due pubblici non solo diversi ma addirittura contrapposti senza che alcuno gli chieda realmente conto delle sue affermazioni.
Dire che parlare di mafia infanga il paese non è per la verità un discorso nuovo. Nel corso del solo dopoguerra una pletora di mafiosi, di collusi con la mafia, ha usato le stesse argomentazioni. Per questa “curiosa” forma di pensiero è disdicevole parlare di mafia, non che la mafia esista. D'altronde non siamo il paese della pizza, del mandolino e ovviamente di“O sole mio”? Parlare di mafia è disdicevole? Lei vorrebbe strozzare, gli autori della Piovra? Io penso ad altre cose. Lo sa quanti bambini moriranno di tumore nelle regioni dove per editto di un potere che non vuole vedere, e che ritiene appunto disdicevole il solo parlarne, non esistono appunto i mafiosi e ovviamente neanche i rifiuti tossici da loro seppelliti. Evidentemente una serie di gnomi maligni semina di veleni e morte le terre da cui gli uomini traggono alimento e vita. Quanto beneficio alla propria salute troveranno i piccoli armati di secchiello e paletta a pochi metri dalle varie carrette del mare affondate con il loro carico di morte, per il lucro di pochi. Le chiedo che destino sta preparando, anche per i suoi stessi nipoti? Pensa che potranno essere tutti immuni da questo assurdo modo di non affrontare i problemi che abbiamo? O troveranno anche loro un verduraio, disonesto o semplicemente ignorante che, giorno dopo giorno, propinerà loro quei veleni micidiali.
E così il più grande statista degli ultimi 150 anni, colui che il problema mafie, che assilla il paese, lo vorrebbe affrontare strozzando chi ne scrive è simile a milioni di personaggi che nella loro spocchiosa retorica si sono e si sentono gli eredi dei greci, dei romani, dei normanni, dei francesi, degli arabi ecc., e per questo al centro dell'universo, e dopo secoli , millenni si ritrovano a vivere in una regione che non è più all'avangurdia proprio per le ragioni che Lei vorrebbe nascondere. Un altro popolo ha fatto l'esatto contrario. Erano banditi, razziatori, stupratori, pirati, poi pensarono di affrontare i problemi, non a nasconderli, pensarono bene che vivere nella civiltà, quella vera, era più conveniente e da vichinghi sono diventati svedesi, uno dei popoli più civili al mondo. Noi? Noi siamo tutti siciliani.
paolosenzabandiere

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