20 novembre 2009

L'AGENDA DI PAOLO BORSELLINO. ROSSA DI RABBIA E DI VERGOGNA

Novembre (78)
Introduzione alla lettura
20/11/09


Uno usa l'intelligenza di cui la natura lo ha fornito come meglio crede. Io sicuramente non ho una intelligenza reattiva, non ho la lingua sempre pronta, al contrario, ne possiedo una molto, ma molto impacciata e lenta.
L'AGENDA DI PAOLO BORSELLINO. ROSSA DI RABBIA E DI VERGOGNA
 Io non sono un ciarlante che parla spesso a vanvera, e di cose che sovente non comprende, come molti nostri politici e tante dotte scimmie. Spesso rifletto, a volte scrivo e lo scrivere non può mai essere una cosa leggera o insignificante. Come dice il detto latino “verba volant scripta manent”. Sono in pratica un finto ( o mezzo?) deficiente alla ten. Colombo, ci arrivo tardi, ma ci arrivo. Anch'io come i magistrati che hanno assolto il nostro credo che i giudici, al di là di prove evidenti, debbano spesso giudicare le persone con il supporto di deduzioni logiche che contribuiscano a fare chiarezza sui comportamenti degli inquisiti.
Ed ora deduzioni, appunto, e fatti. La cosa che ci interessa, che accade subito dopo l'attentato al giudice Borsellino la sapremmo invece molto tempo dopo. Apparentemente dopo l'attentato non c'è nessun mistero da rappresentare o meglio, forse c'è ne è già uno. Nella auto semibruciata del giudice viene ritrovata la sua borsa ma non la famosa agenda rossa dove lui segnava tutti gli appunti più scabrosi, scottanti. I familiari sostengono che prima di uscire di casa l'avesse messa nella sua borsa, ma li dentro non c'è, punto. Passa il tempo, siamo nel 2005, e spunta questo capitano dei carabinieri appartenente ai Ros, che è ripreso in un video mentre, pochi minuti dopo l'attentato, si ritrova in via D'Amelio con la borsa di Borsellino in mano. Dopo essere stato inquisito come responsabile della sparizione della famosa agenda rossa viene scagionato per non aver commesso il fatto in secondo grado e anche dai giudici della corte di Cassazione.
Questi giudici arrivano ad assolvere il nostro, già promosso colonnello dei carabinieri con delle deduzioni niente male. In sintesi: “ è probabile che l'agenda non fosse nella borsa e poi con il caos di poliziotti presenti non era possibile avere il tempo di aprire la borsa e prendere eventualmente l' agenda”. A vedere le immagini che riprendono il nostro non si notano persone attente alla figura di questo carabiniere e al contenuto della borsa nelle sue mani. Tutti sono affaccendati in ben altre cose e poi non viene filmato tutto il tragitto che la borsa e il nostro fanno. Certo ci sono dei riscontri oggettivi che vanno valutati appieno e certamente aprire una borsa e prelevarvi un'agenda richiede dei tempi biblici, soprattutto se tutti hanno altro da fare che stare a guardarti. Lo chiamano impaccio da timidezza. Praticamente un'operazione impossibile. Vero?
Io qualche problema invece me lo pongo. Vedi caro lettore fantasma, sono così statalista da pensare che sia nelle prerogative di un funzionario di questo Stato di prelevare la borsa di un grande comis dello Stato ucciso in un attentato per consegnarla agli inquirenti, considerando che all'interno ci possono essere dei documenti che oltre a far luce su inchieste scottanti possono addirittura dare risposte su quella stessa strage. Ma allora la borsa ed il suo contenuto sarebbero dovuti arrivare subito sul tavolo degli inquirenti e invece viene trovata di nuovo, alcune ore dopo, nella macchina del giudice semi distrutta. In pratica l'ufficiale dei Ros avrebbe prelevato la borsa dalla macchina semidistrutta, le avrebbe fatto cambiare aria, e poi la borsa sarebbe tornata al suo posto. Su questo non ci sono deduzioni. Perchè? Nessuno se lo è chiesto.

paolosenzabandiere

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