20 febbraio 2009

Peppino Englaro. Un cavaliere contro le barbarie.

Febbraio (17)
Introduzione alla lettura
20/02/09
 
Gliela aveva promesso alla donna che ha amato di più. “Ti libererò dal mostro che ti tiene prigioniera, che ti umilia, che offende la tua dignità, che devasta le tue carni. Combatterò una battaglia che nessuno ha mai voluto combattere, nella legge, perché ti venga riconosciuto il diritto di non vivere una vita senza vita, com’era tuo desiderio”.
Peppino Englaro. Un cavaliere contro le barbarie


È stata una battaglia non facile ed ha fatto di tutto perché non lo fosse. C’erano mille italici sotterfugi per “semplificarne“ le conclusioni ma non per lui. Per lui c’era un’unica via, quella della legge appunto. E così questa famiglia proveniente da una regione di testardi montanari, anche un po’ socialisti o anarchici (non a caso la moglie si chiama Saturna), incomincia una battaglia lunga 17 anni per liberare la figlia dalle condizioni inumane in cui viene tenuta per colpa di un mostruoso connubio tra il potere religioso, quello politico e la classe medica.
Sì Beppino Englaro è un moderno cavaliere che ha combattuto questa battaglia, per la libertà di sua figlia di poter rifiutare inutili accanimenti terapeutici. L’ha amata così tanto da combattere non solo per vederne rispettate le idee, ma da rifiutare che il corpo di sua figlia potesse esser usato a supporto delle sue battaglie.
Sarebbe bastato poco per zittire i molti mostri e visionari che hanno visto la figlia con la pelle di seta, che l’hanno vista sorridere, che hanno detto che aveva una vita piena, che hanno sostenuto, con il più mostro di tutti, che avrebbe potuto avere dei figli. Sarebbe stato facile controbattere ai molti visionari che stringevano tra le mani una foto di una ragazza di 17 anni fa, con la triste realtà odierna. Ma quando si ama qualcuno, cari signori mostri, così amanti delle torture, si rispettano dell’amata anche i vezzi femminili. Mai Eluana avrebbe voluto vivere una vita così, ma proprio per una dignità che non vi appartiene e che non riuscite a comprendere, voi servi sempre di qualcosa o di qualcuno, ancor meno avrebbe voluto apparire in quelle condizioni.
E anche su questo cari “dottori della chiesa” questo piccolo ma fermo uomo vi dà una lezione che solo cuori di lupo come voi non riescono a capire. Il signor Englaro non ha mai voluto usare a sua difesa il corpo devastato della figlia. Gli sarebbe stato facile e vi avrebbe zittito, per sempre. Ma lui non ama le cose facili e ama, e molto, rispetta, e molto, i suoi cari. A costo di sentirsi dire dal mascalzone di turno di aver ucciso una donna “piena di vita”.
Cosa avreste fatto voi nei suoi panni? Che domanda ovvia e banale. Non siete gli stessi che della cultura del dolore avete fatto impresa. Non avete, nel corso dei secoli, esposto corpi devastati, torturati, sofferenti. Non siete voi che avete fatto delle reliquie, alias poveri pezzi di corpi martoriati, un ridente commercio. Ovviamente avreste usato un corpo che non poteva fare rimostranze per i vostri ……….(non voglio usare aggettivi) fini. Voi che ne siete capaci fate bene.
Chiudo cari farisei con una notizia non buona per voi. Avevo paura, e lo manifestavo nell’articolo n°15 (Eluana). La paura che questa grande battaglia sostenuta dal signor Englaro arrivata alla purtroppo “giusta” conclusione potesse significare un momento di svuotamento per chi l’ha sostenuta in prima fila. Allo stesso tempo auspicavo che questa grande figura accompagnasse tutti gli uomini di “buona volontà” nel cammino, anche accidentato, per un paese migliore. Ora ho la convinzione che sarà così e francamente per tutti voi farisei e per quei guelfi opportunisti dell’ultima ora vedo avvicinarsi giorni, mesi, anni non proprio eccezionali. In uno dei prossimi articoli spiegherò la mia sensazione che proprio da queste cose, da queste battaglie che ci avete obbligato a combattere, arriverà la vostra sconfitta.
20 febbraio 2009
paolosenzabandiere

 

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