3 febbraio 2014

(5) DARIA BIGNARDI, DI BATTISTA, AUGIAS. DAL BON TON AGLI ATTENTATI BARBARICI.

 (5) Introduzione alla lettura
 02/02/14
 
 
 


    Vorrei spiegare perché definisco Daria Bignardi ex signora bon ton. La sua ultima puntata di “invasioni barbariche” è quanto di più odioso potesse essere fatto da una conduttrice che evidentemente ha fatto del bon ton nella sua trasmissione  un velo finissimo pronto ad essere stracciato quando il potente di turno lo ordina. Ovviamente se la scelta di una trasmissione così congeniata non fosse stata imposta da altri, ma architettata solo dalla stessa conduttrice, questo sarebbe un’aggravante nei suoi confronti.

 

     Non seguo più la sua trasmissione da qualche anno. Nulla da eccepire sul formale bon ton che in teoria la farebbero accettare se uno la compara a trasmissioni che del vuoto gridare hanno fatto bandiera, ma anche il vuoto e inoffensivo bon ton rende inutile seguire certi programmi. Resta il fatto che mi ritrovo, passando da un canale all’altro, a vedere l’ultima parte dell’intervista fatta a Di Battista e la prima parte (quanto basta) di quella successiva a Corrado Augias, che lavorando per Repubblica, evidentemente si sente di far parte, come suoi altri colleghi, al padr (partito armato della repubblica). Da quando è nato Silvio è una che fa solo i suoi interessi, è l’unico interesse comune che comprende. A volte per raggiungerlo commette anche dei reati veri e propri e quelli del piddì, inciucisti della prima ora, dopo decenni di berlusconismo fanno finta di non capire, anzi lo vogliono far diventare “padre della patria” e fargli cambiare quello straccio di costituzione disattesa che da solo non è riuscito a distruggere

 

     Non era mai successo che in trasmissioni di un certo livello, o che si spacciassero come tali, si preparassero dei veri e propri attentati barbarici nei confronti di personaggi politici, anche di quelli più pericolosi o odiati. Il politico più discutibile se invitato poteva dire la sua, senza che altri potessero metterci becco, salvo farlo nelle successive puntate. Evidentemente questo stesso bon ton non poteva essere usato nei confronti di un parlamentare del M5S.

 

     Ovviamente il non simpatico Grillo quando parla di giornalisti asserviti agli interessi dei potenti sbaglia solo nell’urlarlo, ma che ci sia un “arco costituzionale” del giornalista asservito, dal Giornale a Repubblica è sotto gli occhi di tutti.

 

                                                                       paolosenzabandiere

 

 

 
 
 

Nessun commento:

Posta un commento