Settembre (53)
Introduzione alla lettura
17/09/13
Il
movimento 5 stelle è nato come movimento rivoluzionario e votato da molti come
tale, per far saltare il sistema. E’ vero che una parte di elettori ha votato
Beppe Grillo sperando che gli togliesse le castagne dal fuoco, come aveva
sperato facessero quei leader politici che al contrario lo hanno cacciato in
questo cul de sac, ma sono convintissimo che la stragrande maggioranza di coloro
che hanno votato per il M5S lo ha appunto fatto per scardinare il sistema.
Nelle
elezioni regionali siciliane, e nelle successive elezioni politiche, la
capacità di Beppe Grillo di porre se e il suo movimento come elemento antisistema
è stata geniale e pienamente riuscita, ma non ha avuto la maggioranza assoluta
per governare. Per questo il movimento si è trovato di fronte ad una forte
crisi di crescita gestita peraltro in maniera, a mio parere, molto
dilettantesca quanto era stata gestita bene la fase precedente.
Voglio
liberare il campo da possibili equivoci. Concordo pienamente che non era
possibile nessun tipo di alleanza con il piddì, uno dei due partiti che ha
contribuito a questo sfascio morale ed
economico. Per intenderci non era stato certo il governo di Berlusconi a
perpetrare, nei decenni precedenti la sua discesa in campo, quella ignobile
rapina dei baby pensionati perpetrata a danno delle future generazioni, e tante
altre devastanti cosucce.
Resta il
fatto che il M5S diventa il primo partito in Italia e purtroppo, pur non
rinunciando a proporsi come movimento antisistema, la spinta rivoluzionaria che
lo aveva connotato fino a quel momento è offuscata dall’attenzione esasperata
di Beppe Grillo e altri ai vari tentativi di rubargli le “pecorelle”
parlamentari.
Si arriva
così ad una situazione assurda. Un movimento rivoluzionario che si attarda,
indeciso sul da farsi, smorza la sua spinta rivoluzionaria e questo
contribuisce a creare dei dubbi in parte dei suoi aderenti. Pensare di chiamare
alle armi contro i titubanti cacasotto e i dubbiosi può forse fidelizzare la
gran parte dei militanti ma ottiene un effetto
paradossale. La richiesta dei duri e puri di cacciare dal movimento
coloro che non dico la pensano diversamente ma hanno semplicemente dei dubbi
non diminuisce le perplessità ma al contrario le fa aumentare. La
preoccupazione di compattare il movimento con la repressione di chi dissente ha
prodotto una contrazione dei consensi. Al contrario solo la coerente posizione di chi combatte
per cambiare il paese, per abbattere gli assurdi privilegi che questa casta e
una bella fetta di privilegiati complici si sono dati, sorte l’effetto
contrario, smussa le divisioni e allontana i dubbi, trova nuove adesioni.
E a
proposito di dubbi io ne ho qualcuno in merito al non voler parlare con i
giornalisti. Comprendo che molti di questi sono dei servi del potere ma sembra
che in Italia si sia creato un vasto fronte che vuole far fuori i giornalisti
quando sono ritenuti scomodi. Dalla politica al pallone sembra che lo sport preferito
da molti prepotenti sia l’escludere dai dibattiti i giornalisti non allineati,
per questo mi sento di dire due cosine a Casaleggio. Andare a Cernobbio, a
parlare in un consesso che non dovrebbe essere proprio in linea con il pensiero
del M5S ci può stare; dire che il futuro sarà internet e non la carta stampata
o la televisione pure, ma di grazia nel frattempo cosa ne facciamo di quella
quasi metà del mondo che non naviga su internet e che forma le sue idee con la
televisione o con la carta stampata? Per vincere aspettiamo la loro estinzione?
Senza
considerare che un uomo politico è un uomo pubblico, e un uomo pubblico non può
non rapportarsi con i giornalisti, per ascoltare le richieste dei giornalisti
che fanno il loro mestiere di guardiani della democrazia e per combattere,
sbugiardare, quelli che al contrario sono servi del potere.
paolosenzabandiere
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