13 settembre 2012

(71) INGROIA, BERLUSCONI E IL FATTO QUOTIDIANO. DAI NEMICI MI GUARDI IDDIO, CHE DAGLI AMICI MI GUARDO IO.(71)

Settembre (71)
Introduzione alla lettura
12/09/12

    Qualche giorno fa Berlusconi Silvio viene ascoltato, in qualità di testimone, dai giudici di Palermo, perchè gli stessi volevano chiedergli a quale titolo avesse dato un fiume di denaro a Dell'Utri. I giudici sospettano che addirittura il nostro sia vittima di ricatti. L'incontro tra i giudici e Berlusconi avviene presso una caserma della guardia di finanza in via dell'Olmata a Roma. Il giorno dopo sul Fatto Quotidiano appaiono le domande fatte dai magistrati e le risposte del Berlusconi, con l'aggiunta di battute del tipo “Lei Ingroia mi sta simpatico ha un solo difetto, è dell'Inter......, sono i professionisti  come noi che devono entrare in politica....., ecc.”. La Santanchè diventa una belva che sbraita contro i giudici che continuamente disattendono il segreto istruttorio. Anche se il Berlusconi era solo un testimone la novità è che purtroppo, almeno per questa volta, mi sento, purtroppo, di doverle dare ragione..... 
 INGROIA, BERLUSCONI E IL FATTO QUOTIDIANO. DAI NEMICI MI GUARDI IDDIO, CHE DAGLI AMICI MI GUARDO IO.


     A quell'incontro erano presenti tre magistrati, il Berlusconi e forse un impiegato a trascrivere, forse. Stante il fatto che non ce li vedo proprio il Berlusconi  a fornire notizie sull'incontro e i giornalisti del Fatto a riceverle dalle sue mani, resta la solo possibilità che la notizia sia stata fornita da uno dei tre magistrati o dall'eventuale impiegato o da chi avesse installato, dolosamente, una microspia. Ad onor del vero nessuno dei tre magistrati sembra si sia adirato contro la fuga di notizie  ed il modo in cui potrebbe essere avvenuta.

    Resta il fatto che una notizia che potrebbe non far fare una bella figura ai giudici di Palermo viene prontamente pubblicata sul giornale amico che si sarebbe dovuto interrogare se la notizia “del simpatico Ingroia ma con il vizietto di essere interista” era così importante da essere resa pubblica correndo il rischio di mettere in cattiva luce i magistrati stessi, al di là del fatto se la fuga di notizie di un interrogatorio con un signore nella figura di testimone, sia  un reato o meno.

     Che dire. Ci sono cose di una gravità assoluta accorse in questi ultimi venti anni che sembrano sfuggire anche ai giudici di Palermo e ai volenterosi giornalisti del Fatto. Se ci fossero meno parole e una più incisiva visione delle cose accadute intorno a noi sarebbe meglio per tutti. A volte mi sembra che sia solo il male, inteso come attività criminale di alcuni, ad avere una intelligente visione del tutto, al contrario dei difensori del bene, che magari sanno vita e morte di ogni singolo pezzo del puzzle, ma non riescono, spesso, a comprenderne il significato nel suo insieme.

                                                             paolosenzabandiere

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