5 marzo 2012

(19) 'NA SQUADRA CO' I COLORI DER CIELO

Marzo (19)
Introduzione alla lettura
05/03/12
    
    


     Ripropongo una poesia scritta qualche hanno fa con un apparente contraddizione  tra il titolo del blog e l'essere tifoso di una squadra di calcio. Potrebbe sembrare una cosa frivola, la bandiera di una squadra di calcio, per uno che non ha bandiere; per uno che una volta, una volta appunto, pensava di cambiare il mondo. Poi con il tempo ti accorgi che questa non è una banale storia di una squadra calcio, e non solo per la storia stupenda che ha visto nascere questa società. La sua storia è la parabola di come è sempre andato questo mondo di dotte scimmie. In questo pianeta si farà di tutto per sporcare storie stupende per incensarne, al contrario, di ignobili. Dì delle cose giuste e sarai crocifisso ma se proporrai soluzioni aberranti per risolvere problemi, qualsiasi problema, saranno in molti a seguirti.  È per questo che da un blando tifo, da laziale appunto, il mio sentimento si è trasformato in qualcos'altro di più serio. Perchè la storia della Lazio è la storia di una società che si richiama agli ideali di fratellanza sovranazionale che solo lo sport olimpico, de coubertiniano, sa trasmettere. Per questo spesso  la sua storia viene attaccata non solo da coloro che ne propongono di ignobili, ma  sovente travisata, stravolta, anche da molti di coloro che sostengono di amarla. Vorrei chiedere a costoro cosa centrino i buu razzisti con la storia di chi si richiama ad Olimpia e che peraltro ha in squadra gente di colore. Qualche volta bisognerebbe resettare il cervello.....

19 aprile 2012

     No oggi nun me và de stà a parlà de Lù o de Minimus, de Uolter o de Giancarlo der piddielle, che tant'anni fa ha perso er treno e mò lo rincorre come un forsennato, de preti o de radicali. Oggi, che pe' me nun è proprio 'na bella giornata, vojo parlà de 'na cosa apparentemente futile, ma che invece ha accompagnato 'a mia vita,  oggi de senza bandiere, più de quello che avrei mai pensato. Quella che seguirà è una delle più belle poesie che ho scritto in romanesco, e nun c'è niente in quelle rime scritto pe' caso. E' 'n atto d'amore pe' la squadra co' i colori der cielo.............................................

'NA SQUADRA CO' I COLORI DER CIELO

Questa è 'na storia incredibile, nata ner  gennaio der millenovecento, pe' volontà de nove regazzi che  dentro 'n'epoca in cui er becero nazionalismo, la retorica de la patria, avrebbe scatenato da lì a poco guere co' mijoni de morti, s'enventeno 'na società, 'na nova squadra, che se richiami a la prima olimpiade moderna e je fanno pijà puro 'i colori der paese che l'ha ospitata. E così i colori der bianco e de l'azuro, i colori der cielo, de la Grecia e de l'omini liberi, diventeno i colori de la Lazio, che questo è er nome scerto pe' la squadra. Decisamente nun je piaceveno 'e cose scontate e un po' banali, er so' de Roma e so' da  roma, che oggi sempre esse tanto de moda, soprattutto tra li buri forastieri, detti puro li romei, li pellegrini ch'hanno fonnato la romea

Ma annamo co' ordine. Passeno l'anni e nimmanco a fallo apposta “er regime de cartone fatto co' a' cartapesta” decide che è arivato er momento de fonnà 'a granne roma. Ar progetto, avenno lo stadio, doveva partecipà puro 'a Lazio, che invece ar gerarca fascista Italo Foschi je rispose, co' la voce der suo presidente, er generale Vaccaro, che la fusione se poteva puro fà, bastava tenè er nome Lazio. Ar che l'omo nero rispose picche e nacque a roma e restò a Lazio. Da quer momento, cò la coerenza che je core appresso a stò popolo de imbecilli, nove ragazzi de Roma so diventati burini e er primo presidente de li finti capitolini,  er gerarca, fascista e abbruzzese, corropolese puro, Italo er fosco fonnò la roma, la squadra dè li lupi, lupi sì  ma  marsicani!

     In questo brano c'è la storia della Lazio,  la nostra storia, il nostro carattere, e il perchè del carattere degli altri. Di questo nostro essere figli di una storia stupenda iniziata all'alba del novecento, nella città che ha fatto gran parte della storia del mondo e che, scusate se è poco, la leggenda dice essere stata fondata da un certo Romolo, laziale doc.

La poesia: 



                                          
       A Foro,       che dè stò silenzio n’antro pareggio?

       A Colossè,  co quell’aria svampita, così pieno de buchi,
       ancora n’l'hai capito? Avemo vinto!
       Quante ne avemo viste, sentite e fatte:
       Romolo e Remo, l’Orazi e li Curiazi,
       'a Repubblica, l’Annibale a le porte, Mario e Silla
       l’Impero …….quello vero, 
       i barbari, 'a caduta, i papi, er sacco de Roma, 
       pe' annà a finì all’impero de cartone fatto cò 'a cartapesta.
       Che voi che sia ‘na partita de pallone 
       Pe' chi tante battaje ha vinto e tante perso.
       A Colossè  stanotte hanno vinto i fiji nostri, quelli veri.
       Quelli che sanno dà a ‘na partita de carcio er giusto peso.
       Stasera hanno vinto quelli nobili dentro,
       dù corpi de clacson  pè salutà n’amico e niente de più. 
       A Foro ma potemo sopportà che pè l’artri ‘gni momento
       è bono pè fa casino?
       A Colossè   l’artri,….. come tu li chiami,  so’ plebe, so' liberti,
       so' mezzi schiavi.
       E’ popolo co’  cui er destino è stato avaro, 
       forse è pe’ questo che je piace de fa caciara,
       unica soddisfazione de ‘na vita troppo amara.
       Anche se poi stanne certo, staranno in silenzio e manzi…..
       armeno pè stasera.
       A Colossè  annamo a dormì contenti e lasciali rosicà da soli…
       e coprite cò tutti quei buchi………che piji freddo.

                   
                   
  19 aprile 2010                
                                                     paolosenzabandiere


ps. questa poesia aveva inizialmente un altro titolo. Mezzanotte der 10 dicembre 2006.

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