19 luglio 2011

LETTERA APERTA AL SINDACO GIANNI ALEMANNO E NON SOLO.

    
Luglio (63)
Introduzione alla lettura
19/07/11



     Ho scritto questa lettera aperta e l'ho distribuita ai miei colleghi, forse la spedirò anche al sindaco di Roma. I più certamente non l'avranno neanche letta, quantomeno fino in fondo, alcuni lo hanno fatto. Scrivi bene, bravo, troppo generico, cose che si sanno, niente altro, di tutto e di più. Eppure verso la fine di questo mio scritto spiego, con parole semplici, come sia possibile fare cambiamenti rivoluzionari, semplicemente facendo rispettare le piccole regole del vivere civile. È un'idea semplice e rivoluzionaria al tempo stesso, ma nel pianeta delle dotte scimmie indicare la soluzione ad un problema significa solo farsi guardare il dito che indica, nulla più.

 

LETTERA APERTA AL SINDACO GIANNI ALEMANNO E NON SOLO.

     Sindaco Alemanno questa lettera aperta, a lei indirizzata,  tratta di organizzazione del lavoro nel comune di Roma, di alcuni aspetti dello scibile umano e di episodi che la riguardano personalmente.

     Dunque cominciamo. Questa è una lettera aperta “particolare” fatta da chi si trova in un momento importante, significativo, della propria vita. Tra pochi giorni ultimo, nel senso “de urtima rota der caro”  se ne va in pensione. Gran parte della vita di chi arriva a questo importante traguardo è stata ovviamente vissuta sul lavoro e precedentemente a studiare per il lavoro, appunto. Per  questo è tempo di bilanci, visto che si chiude uno dei capitoli più importanti della vita. Per uno come me che voleva cambiare il mondo, o meglio voleva contribuire a cambiare il mondo, il bilancio non può che essere estremamente negativo, fallimentare, con la severità di giudizio, e soprattutto di autocritica, che mi picco di possedere. Per me, come diceva qualcuno, la verità è sempre rivoluzionaria anche se a volte sa solo essere semplicemente sgradevole. Ma è solo partendo dalla verità, per quanto .....poco piacevole, che si può cambiare l'esistente (ci risiamo paolo?).

      Eppure se avrà la bontà di seguirmi nelle mie “elucubrazioni”, ahimè temo fondate, vedrà che le cose sono forse un “tantino” diverse da come io stesso Le ho prospettato sullo stato dei miei “fallimenti”. Sono un tipo strano, alcune cose soprattutto tecnologiche non me le metti in testa neanche a calci e altre, invece, che i più non comprendono, neanche a spiegargliele per ore, giorni, anni, mi sono comprensibili in un attimo. Ho a volte soluzione semplici per situazioni apparentemente complesse e le assicuro che questo è un problema, per me ovviamente. Prospettare soluzioni facili di problemi per i più quasi insolubili nella peggiore delle ipotesi, che sia tu a sbagliare, è un tuo problema.  Ma il problema diventa enorme se nel pianeta delle dotte scimmie la tua facilità di piccolo uomo, ma pur sempre uomo, di risolvere molte situazioni non è compresa. Semplifico (vedo un incipiente mal di testa), se hai torto tu hai problemi di testa, ma forse neanche lo comprendi, ma se hai ragione il problema è solo tuo, moltiplicato per tutti quelli che non comprendono, e le assicuro che è peggio, molto peggio. 

     Ma cerchiamo di essere stringati e parliamo di organizzazione del lavoro. A differenza del suo collega di partito Brunetta,  e dei suoi pubblici dipendenti “fannulloni”,  avrei qualche semplice ricetta per cambiare il sistema  lavoro nel pubblico impiego (certamente in meglio), ma ho la certezza che non è questo che si desidera. Si fa solo molta demagogia per raccogliere il plauso di  parte dei cittadini esasperati dal mal funzionamento della macchina pubblica senza però voler veramente intervenire per cambiare, incidere.     

     Due esempi. Nella sanità sarebbe potuto entrare il privato se avesse funzionato la sanità pubblica? E perchè di grazia un dottore nel pubblico può fare solo tot lastre al giorno e lo stesso nella clinica privata ne fa “ tante, ma tante di più”. Perchè tanti vincoli a garanzia del personale nel pubblico e poche difese per coloro che lavorano nel privato? Non sono stati di fatto bastoni tra le ruote per la struttura pubblica? Io sono convinto che senza l'imbecillità o anche, peggio, la colpevole complicità di sigle sindacali e forze politiche, la sanità privata non sarebbe neanche nata e i costi esorbitanti della mala sanità con le varie “lady acchiappa e spendi” non esisterebbero e non avremmo quel debito pubblico che purtroppo non ci dà tregua. E ci fa tanto piigs sulla via del default.

     Organizzazione Comunale. Lavorando in un Ufficio Tecnico ho personalmente assistito ad episodi incredibili. Voi politici vi siete inventati dirigenti pagati come manager privati, senza però caricarli  delle responsabilità che hanno quest'ultimi. C'è mai stato un dirigente comunale in Italia licenziato per manifesta incapacità? Eppure ci sono episodi che qualche dubbio me lo pongono, sulle capacità di questi signori. Ho avuto dirigenti, con segreteria tecnica annessa, che per contenere l'elevato consumo di carta per fotocopie si erano inventati l'obbligo di una domanda su foglio A4 anche per una singola fotocopia (giuro!). Ovviamente la domanda doveva essere firmata dal proprio responsabile e trattandosi di un Ufficio Tecnico,  avevi oltre l'80% (sono buono) di possibilità che il tuo capo fosse fuori in servizio esterno, e per quel giorno il lavoro si fermava, oppure per lavorare dovevi entrare in clandestinità e trasgredire l'ordine di servizio facendo magari una firma falsa o una fotocopia non autorizzata..... Dopo qualche tempo, compreso che avevano fatto una.....sciocchezza, hanno quasi peggiorato la situazione, non fosse altro perchè comprendendo di averla fatta l'hanno certificata. Nuovo ordine di servizio e domandina da farsi su mezzo foglio A4!, Ovviamente sarebbe bastato dire dall'inizio: “ragazzi se vi prendo a fare fotocopie che non siano per l'ufficio.....”. Ma le soluzioni semplici non sono del pianeta delle dotte scimmie.

     Una gestione spesso altezzosa, faraonica  della dirigenza,  ha avuto come naturale risultato il tuo non esistere per mesi, anni, decenni se non servi a qualcosa. Sono stato, con altri colleghi, più nominato per i trasferimenti di stanza, della serie “volano sempre li stracci”, che per i lavori a cui ero adibito. E poi magari incontrando un Capo dei capi nel corridoio, a più di un anno dal suo insediamento, ti senti dire: “ma lei lavora qui?”. E aggravare la situazione con: “sa dov'è l'ufficio 0sp” (occupazione suolo pubblico). La chiamano gestione del personale, vero? Capi che non sapevano gestire neanche il personale delle ditte di servizio (pulizie). Anche con i più aperti, i più democratici, quelli con cui  potevi anche discutere di politica e di economia, le cose non sono andate alla grande. Non solo non riuscivano a comprendere e a darti ragione quando le cose erano chiare solo nella tua testa ma neanche dopo che erano accadute nella pratica come tu le avevi previste. Domandina. Come si fa a lavorare con simili personaggi?
  
     Parlavo prima di gestione del personale. Ci fosse stato qualcuno che ti avesse chiesto soluzioni inerenti al tuo lavoro sul territorio. Tutti generali vogliosi di combattere, ma nessuno che abbia mai chiesto: “ ma  lei, lei che è l'ultimo soldato, lei che conosce il territorio che ne pensa.... Al contrario, le volte che evidenzi un problema, o peggio azzardi una soluzione a un problema, ti smontano subito enunciadoti leggi che  appunto nel pianeta delle scimmie servono  magari a qualcuno, ma al Comune e al bene comune credo molto meno. Io lo chiamo “pararsi il.....lato b” facendo il proprio compitino, niente di più. È quello che fanno in tutta l'amministrazione  pubblica una bella fetta di dipendenti a vario livello a cominciare ovviamente da loro, dai capi del nulla. Fanno solo quello che gli è stato detto, magari lavorano pure intensamente, se quel modo di lavorare si può definire tale. Tecnicamente non sono “fanulloni, ma a mio parere sono anche peggio. Tirano a campare avendo l'accortezza di essere inattaccabili in quello che fanno. Rispettano le leggi, i regolamenti, anche i più clamorosamente stupidi o dannosi. Non si sentono parte di un sistema paese,  il loro desiderio di migliorare il sistema è pari allo zero assoluto. Pensano sempre e solo a salvare il loro di dietro e ovviamente al 27 del mese. Se non si comprende questo qualsiasi riforma della pubblica amministrazione è semplicemente velleitaria, ridicola. E così situazioni che potrebbero essere di una semplicità unica vengono complicate ad arte.

     Ma parliamo un poco di scibile umano con quattro storie. L'ultima riguarderà Lei e la sua elezione a sindaco di Roma. Purtroppo ho scoperto, con sgomento, leggendo qualche libro, e collegando (quando mi riesce) le notizie tra loro, che gran parte dei disastri economici e sociali a cui periodicamente la nostra razza  è soggetta sono dovuti alla nostra incredibile capacità di nominare a posti di responsabilità persone che in determinate situazioni sanno dare soluzioni che sono ben peggiori del problema iniziale per cui sono stati messi lì. L'uomo è un animale incredibilmente tecnologico. Sa spaccare l'atomo in quattro ma ha perso per strada  quella dose di buon senso che accompagna sempre la vita delle altre razze.

La scimmia di pochi giorni sa che con il leone non si parla, anche se è vecchio, sazio, sdentato, stanco o semplicemente pieno di soldi e con la possibilità di comprarsi tutta la carne che vuole. Con il leone non si parla, punto. L'uomo invece riesce sempre a trovare un scusa che gli renda plausibile parlare con il leone/uomo del destino. E questo non solo in questo paese ma ovunque La Krande Cermania che a causa del militarismo prussiano si ritrova nel primo dopoguerra con un'iper inflazione micidiale (ritorno al baratto, 700/800 mila morti per fame sotto la repubblica di Weimar) che soluzione dà ai suoi problemi? Cosa hanno pensato i suoi operai, ma anche i suoi laureati, i suoi scienziati e perchè no magari anche qualche premio Nobel. Che la soluzione a quanto causato dal militarismo tedesco era quell'uomo che, solo a guardarlo, si capiva invasato, visionario, guerrafondaio, come nessun altro  mai. Adolf, la soluzione ben più grave del problema.

     Anno 2000. L'allora ministro dello scacchiere britannico, con la complicità della Boe ( banca centrale inglese) e dell'allora primo ministro Blair decide di vendere 400 delle settecento tonnellate d'oro possedute, contribuendo a portare il metallo giallo ai minimi (250$), quando esattamente vent'anni prima era arrivato a 850 $. Lo vendeva come solo il più stupido dei risparmiatori avrebbe potuto  fare. Tra perdita netta e inflazione del periodo vendeva grosso modo a 5/10  una cosa che vent'anni prima era quotata 100. Avendo fatto perdere agli inglesi una  decina di miliardi di $ è stato per questo “premiato” dai suoi concittadini che lo hanno nominato primo ministro. Naturalmente sto parlando di Gordon Brown. Neanche l'opposizione conservatrice ha mai usato questi argomenti contro il nostro. D'altronde per criticare bisogna prima capire. Eh sì, la razza umana sa premiare come poche razze le geniali incapacità dei propri simili. E io che in quel periodo pensavo che l'oro fosse da comprare ne sto invece parlando con Lei.

     Credo che questa crisi sarà peggiore di quella del '29. Entrambe sono il frutto di un incredibile indebitamento anche se l'attuale livello di debito dei cittadini americani è superiore del 40% circa(3,7 volte  il pil contro 2,7 di allora),  ma le soluzioni adottate oggi sono  ben più pericolose della “non soluzione” adottata  dal presidente Hoover nel 1929. Quella scelta paradossalmente salvò la moneta, oggi ,al contrario, cercano in tutti i modi di distruggerla, e ci riusciranno. È anche per questo, soprattutto per questo che vado via. Cercare almeno di preservare la liquidazione prima che sia troppo tardi. Una nota per sorridere. Quanto sono costati in consulenze quegli esperti di finanza che hanno creato buchi neri in varie amministrazioni pubbliche italiane con i loro mirati acquisti di derivati? L'unica cosa riuscita sui derivati è stata quella di portare alla “deriva” molti bilanci comunali. Io consigli ne avrei dati, come ne ho dati, gratis, ma con gli “ultimi” non si parla mai, vero? Un aneddoto. Un giorno incontro l'ex governatore Fazio e demolisco il suo ottimismo di maniera con le mie argomentazioni. Stupito il nostro mi chiede: “ma  Lei che lavoro fa?” (frase ricorrente in chi ha la “sventura” di incontrarmi. Gli risposi, sbagliando: “lasci perdere”. Avrei semplicemente dovuto dirgli: “Io sono l'ultima ruota del carro al Comune di Roma, ma Lei che c.... di lavoro ha fatto finora?”.

     E veniamo a noi. Alla sua storia, anche questa incredibile e che spero la faccia sorridere. La storia di come è riuscito a diventare sindaco. La storia di come le parole, la retorica in questo pianeta di dotte scimmie siano più importanti di mille fatti reali. Se le ricorda le lenzuolate di  Bersani? Io non sono stato tenero con Prodi e il suo governo ma quanto proposto da Bersani nei confronti soprattutto dei tassisti era uno dei tentativi, a mio parere riusciti, di coniugare il cambiamento con  sicuri vantaggi per la categoria interessata. Il problema, estremamente fortunato per Lei, è stato un gioco  delle parti da commedia dell'assurdo. Bersani fa una proposta che avrebbe potuto essere vantaggiosa per gli stessi tassisti, solo se  fosse stata loro spiegata e avesse incontrato una dirigenza sindacale della categoria scevra da un conflitto di interessi del tutto evidente, disposta a contrattare le novità. La cosa non accade. Lei, se non ricordo male, con tutta la destra, in un'infuocata assemblea dei tassisti al Circo Massimo, ventila l'ipotesi che vogliano far fare alla categoria la fine dei tassisti newyorkesi, dimenticandosi di dire che i proprietari di quelle licenze solo ad affittarle campano da signori. Bersani non sa spiegare e arriva l'allora sindaco di Roma  a proseguire la trattativa. E Uolter “parla parla”, non parla ma minaccia i tassisti. O questo o 2000 licenze in più, che arrivano puntualmente.

     L'assurdo sta nel fatto che i tassisti si sentono traditi, penalizzati dalla sinistra e quest'ultima invece di spiegare prende dei provvedimenti che in praticano confermano le “sensazioni” della categoria. Ovviamente la Sua “capacità dialettica” viene premiata, esaltata da quel maldestro non spiegare le cose praticato dalla banda dei due “sinistrati”. Anche qui come nelle risposte dei cittadini tedeschi e inglesi ai rispettivi problemi è presente, drammaticamente il grande teatro dell'assurdo. La categoria che avrebbe dovuto sostenere la privatizzazione delle licenze, trattando eventualmente con la controparte, si ritrova a essere la grande elettrice di chi, a mio parere, va contro i suoi interessi reali. Onore alla sua capacità retorica!  E, proprio anche grazie ai tassisti, lei diventa sindaco di Roma e coloro che ai tassinari non avevano saputo parlare diventano, in periodi immediatamente successivi,  segretari del “piddì”. Perchè è giusto che chi non abbia saputo spiegare ad una categoria provi a fare lo stesso anche con gli Italiani. Vero? Ovviamente quando Le faccio i complimenti per la sua capacità retorica c'è un “filino”, ma proprio un “filino” di sottile ironia.

     Per me la politica è l'arte di risolvere i problemi della gente, fatti salvi i diritti delle minoranze. Pensi per questo quanto possa stimare i suoi comportamenti. Mi è geneticamente impossibile non dare ragione a chi propone una cosa valida solo perchè proposta da un avversario politico e per la stessa ragione non riuscirei a non criticare colui che proponesse una cosa sbagliata foss'anche il capo del mio schieramento, se mai ne avessi uno. Ma anche in questo sono quasi solo. Se lo ricorda quel sindaco appena eletto che di fronte all'eliminazione dell'Ici su tutte le prime, case anche quelle milionarie dei Parioli, plaudiva la demagogia elettorale del proprio Capo, nell'eliminare la tassa più giusta e federale che si conosca. Ha presente colui che sega l'albero su cui sta seduto..... per compiacere Silvio il capo.....  È  anche a causa di questo che me ne vado. Ultimamente ai problemi di sempre si era aggiunto il problema dei fondi limitati. Non è piacevole spiegare al telefono, al cittadino adirato, che molti lavori non saranno fatti per mancanza di fondi e che forse anche lui aveva avuto lo sciocco piacere di segarsi il ramo su cui era seduto, e quindi una parte di responsabilità, visto chi aveva votato. Come non era piacevole assistere ad un crescendo wagneriano per cui i rapporti con le società satellite del comune, tipo Atac erano sempre più difficili, e segnalare guasti sempre più angosciante. Anche mesi di tempo prima che una palina con segnale di zona parcometrata a terra venisse rimossa dal marciapiede. Debbo dire che ultimamente le cose erano un poco migliorate.  

      A proposito di politica aspetto con  trepidazione il momento in cui scenderà in campo per candidarsi a livello nazionale. La  cosa è nell'aria , vero? Ho sempre invidiato un sindaco di una grande città, forse una delle poche forme d'invidia che mi riconosco e di cui non mi vergogno. Questo signore ha la possibilità di trasformarne in pochi anni il tessuto sociale, civile e per questo   proporsi poi come l'uomo del cambiamento anche a livello  nazionale. È un uomo che usando l'intelligenza (ad averne) può cambiare il mondo. Non sto parlando di costose metropolitane e altre opere pubbliche faraoniche, che possono migliorare la vita di chi abita una metropoli ma che se non sono fatte con il dovuto rigore possono produrre effetti estremamente negativi. E non mi riferisco solo al fatto che una parte dei soldi può andare in tasche che non sono “autorizzate” a riceverli. Per lo meno non solo a questo. Ma quando per rimediare a un tetto rotto si opta per spendere decine di milioni di euro per abbattere e ricostruire il palazzo intero, si contribuisce a portare il debito pubblico agli attuali livelli, e non mi sembra un buon amministrare la “res pubblica”.

     Quando parlo di un sindaco che sappia cambiare il mondo parlo di molto di meno e di molto, molto di più. Parlo di riforme quasi a costo zero, capaci però di trasformare in poco tempo una città  piena di sudditi,  disposta a sopportare le peggiori iniquità,  in una città in cui sudditi diventati cittadini reclamano i loro diritti, senza fuggire dai  loro doveri e cambiano in poco tempo l'intera società. Discorso utopico? E probabile, per chi non sappia vedere oltre il dito che indica la luna. Un sindaco che sappia scoccare la scintilla, tra i propri cittadini, del rispetto delle piccole regole del vivere civile, può creare in pochissimo tempo un muro fatto di piccoli mattoncini di rispetto, di vivere civile appunto, che diventi un muro insormontabile per chi voglia continuare a trasgredire.

     Discorso incomprensibile, ostico? Vorrei solo ricordarLe che il rispetto per gli altri è alla base del vivere civile e alla base della criminalità, organizzata  o no, c'è il suo esatto contrario. Tu non esisti, i tuoi diritti non esistono, io voglio fare come mi pare e quando mi pare. Instillare nei cittadini la voglia di vedere soddisfatti i propri diritti significa incominciare a togliere ossigeno, acqua a tutti quegli episodi di non rispetto degli altri  che sono alla base di qualsiasi ragionamento criminale. È una rivoluzione culturale che trasforma lo stato di cose esistente in maniera più veloce di quanto si creda. Che in poco tempo può cambiare radicalmente un intero paese.

     Purtroppo quello che in un nano secondo a me  è chiaro, ha invece bisogno di essere spiegato con molto pazienza e in maniera molto dettagliata a persone che hanno una visione del modo “altra”. Parto subito con un'affermazione che apparentemente mi metterà in una cattiva luce: “Il codice della strada può sconfiggere la mafia”. Pazzo?  Come le dimostrerò questa non è una forzatura e solo dei boscimani della politica non comprendono. Una ventina di anni fa arrivo per la prima volta a Palermo e un dato mi fu subito chiaro. La totale, evidente anarchia del traffico e soprattutto di chi va in motorino. Gente che non rispetta i semafori; in due , tre, quattro e anche cinque su di un motorino che per legge dovrebbe avere il solo conducente. Ovviamente non tutti quelli che commettono queste infrazione sono dei criminali incalliti, al contrario. Resta il fatto che il loro comportamento porta acqua al mulino di coloro che scientemente vogliono infrangere la legge e vogliono campare di prepotenza. Perchè il principio alla base di ogni forma di delinquenza, organizzata o no e che tu non conti un cazzo e io faccio come mi pare. Ritornando ai semplici motorini chi va in giro in due per fare scippi, rapine o peggio, troverà l'umus per avere il lavoro agevolato, con tutti che fanno le stesse piccole infrazioni. Saranno  i pesci della grande illegalità nell'acqua diffusa del non rispetto delle leggi.  Togli l'acqua in cui sono a proprio agio e avrai creato enormi difficoltà a chi vuole trasgredire per delinquere, e a lungo andare avrai vinto.

     Ora comprende perchè sono, come dire rabbioso, nei vostri confronti, di Lei e di chi l'ha preceduta. Per questo ritengo che i sindaci di Roma che si sono succeduti dal 1993 in poi hanno fallito nel governare questa  città. Non sono stati capaci di fare le piccole, rivoluzionarie, riforme del vivere civile. Non sono stati capaci di risolvere problemi che avrebbero avuto il plauso della stragrande maggioranza dei cittadini e si sono proposti a fare altro. Piccolo esempio. Non sono stati capaci di risolvere il problema della cacca dei cani a Roma, problema la cui soluzione vedrebbe il plauso di maggioranze  bulgare (anche di gran parte dei proprietari di cani) e si candidano a governare realtà nazionali? Le ripeto la domanda, anche Lei sarà della partita?

     Non so quante vite le assegni la sua religione, personalmente ritengo di averne una sola e non posso essere certo felice per  avere soluzioni come già detto semplici, per problemi per i più insormontabili. Ma non posso che registrare lo stato delle cose. Sono un piccolo uomo, un alieno nel pianeta delle dotte scimmie. La cosa, vista sotto un certo aspetto mi può far sorridere. Sorridere, solo sorridere però.

     E così Urtimo, della stanza degli urtimi va in pensione. Grazie per l'attenzione. Le faccio dono di questa mia poesia sull'episodio che ha contribuito notevolmente a farLa diventare sindaco. Parla di duecento tassisti che denunciano per conflitto di interessi...... 

E non bastareno ducento tassinar cortesi
e manco un par de mila anni
pe’ dimenticà stà triste storia.
E d'allora ‘gni vorta che n’omo diede 'n carcio a n’amico
pe’ pialla 'n quer posto dar peggior nemico
un grido se levò forte dar popolo  sovrano e saggio.
Ahoo!  Ma chè stai a  fa ‘a gaggio,
'a fine der tassinaro cor  piccolo germano?


                                                              Mai suo e per sempre  

                                                                     
                                                                     paolos.b.



Ps. Per un mio vezzo non mi firmo per esteso ma ovviamente  distribuendo la lettera ai miei
      colleghi non potrò essere tacciato di  aver scritto un lettera anonima.
     

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