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Introduzione alla lettura
Introduzione alla lettura
Ci sono dei limiti nella denuncia dell’Asbudef,
limiti non solo temporali, che possono renderla vana perché la richiesta è
indirizzata a chi nel corso degli anni non ha ben compreso quello che accadeva.
Comprenderà ora la Corte dei Conti quello che non è stato compreso finora?
Accusare qualcuno di peculato per distrazione è, a mio parere, una cosa monca, per
quanto avvenuto con le quote della Banca d’Italia, se la cosa non viene
integrata formulando altre denunce riguardanti gli altri soggetti che hanno
eventualmente partecipato all’evento criminoso. D’altronde come può essere accusato lo stato, meglio chi
lo rappresentava, di peculato per distrazione se la cosa non è stata fatta in
combutta di terzi privati che sono i reali beneficiari dell’eventuale atto
doloso stesso.
Per questo la denuncia dovrebbe essere
integrata coinvolgendo nella stessa i soggetti, ancora in area pubblica, al
tempo della quotazione delle 2 banche (1970), i loro azionisti e poi le stesse
banche quando sono state definitivamente privatizzate. La denuncia dell’Asbudef presuppone che ci siano pubblici ufficiali ma
oltre a pezzi dello stato che hanno fatto scempio della cosa pubblica c’è stato
l’appropriazione indebita da parte degli azionisti privati delle banche prima e
delle stesse banche privatizzate poi. Una caratteristica di questa classe
politica che gli italioti hanno sempre amato è proprio quella di fare cose
ignobili o solo sbagliate e non correggerle mai.
Certo il
fascismo, un grande regime, un antesignano nel conflitto di interessi, dare la
proprietà della Banca d’Italia alle stesse banche che essa doveva controllare!
Ma quello che è stato fatto poi è anche
peggio. Finché chi controlla resta interamente in mano pubblica non ci sono problemi, ma
quando si arriva alla loro quotazione in borsa, si. Perché gli utili d’oro
delle Banca d’Italia smettono di essere gli utili di tutti e diventano solo di
alcuni privilegiati che non avrebbero dovuto esserlo e che vengono investiti di
un mostruoso regalo. Io lo ritengo uno scippo e il mio giudizio si aggrava per
le numerose complicità. Lo Stato prima della quotazione aveva una sola
possibilità, riprendersi le quote e quotare le banche ex. Non lo ha fatto.
Avrebbe potuto rivalutare le quote e farle
pagare ai subentranti nuovi azionisti e non ha fatto neanche questo e le banche
non hanno avuto nulla da eccepire.
È come se
qualcuno si fosse approfittato di un distratto, o di uno incapace di intendere
e di volere, o peggio. Il venditore vendeva l’appartamento al prezzo delle sole
mura dimenticandosi di dare un valore ai gioielli, ai quadri e alla mobilia che
lo arredavano. il futuro acquirente che in perfetta malafede fischiettava
facendo finta di niente, confidando nella stupidità (complicità?) del
venditore. Se qualcuno richiederà le cose di valore bene, altrimenti….. Può un
reato del genere essere prescritto? Non credo che con un danno allo Stato, e di
quella entità, ci sia possibilità di prescrizione.
Dopo lo scippo del 1970, quando le due banche
vengono appunto quotate in borsa lo stato, avendo ancora la maggioranza in esse,
mantiene quantomeno il controllo sulla Banca d’Italia. Con la privatizzazione
del 1994 cessa anche quella prerogativa, di fatto la banca centrale è in mano
ai privati. A costo zero, perche nessuno pensa anche questa volta a rivalutare
le quote. È evidente che le quote della banca d’Italia sono degli italiani
tutti ma nessuno le reclama e magari gli azionisti delle due banche rispondono
piccati di esserlo anche loro, italiani ovviamente!. E come delle novelle
monache di Monza per non aver mai fatto chiarezze in questa situazione le quote
Banca d’Italia sono sempre più avvolte da mire segrete.
Le
privatizzazioni in Italia sono state solo un clamoroso, ignobile regalo ai
privati, un vero è proprio scippo alle casse pubbliche, ma evidentemente quando
ci si laurea in economia e commercio e poi si entra in qualche centro studi, o
ti pagano come dipendente statale addetto al controllo, non ti insegnano a fare
l’interesse del paese, molto più semplice andarci contro. Ho la sensazione che
chi abbia fatto questo “clamoroso colpo” si sia comportato proprio come coloro
che fatta la rapina del secolo non devono spendere per non essere scoperti e
rivalutano, e solo a comando, una parte
del tesoro, che a naso sento molto più grande di quanto dichiarato, ovviamente
solo tanti anni dopo aver fatto il colpaccio. Brunetta stimava una
rivalutazione possibile di 25 miliardi di euro, “ipotizzando un moltiplicatore
degli utili di gran lunga inferiore
rispetto ai valori di mercato”. Si abbiamo capito bene: “di gran lunga
inferiore ai valori di mercato”. fantastichiamo? 40/50 mila miliardi? La quota
di trecento milioni per l’acquisto di 300mila quote non viene di fatto mai
rivalutata.
Bisogna aspettare il 1999 perche la somma sia
trasformata in euro. Sui 155.000 euro. Solo ultimamente si decide di rivalutare
le quote perche la loro ricapitalizzazione permetterà ad un governo con l’acqua
alla gola di avere dei soldi sulla rivalutazione delle quote, le banche saranno
più ricapitalizzate, i politici saranno contenti perché i loro votanti non
pagheranno l’Imu, e la storia che quello sia un bene di tutti i cittadini a chi
vuoi che interessi. Oltretutto il vantaggio iniziale finirà dal prossimo anno
quando le banche percepiranno per le proprie quote 450 milioni di euro.
A chi interessa? 7.500.000.000 di euro divisi per
la quota iniziale, 154.937 euro fanno 48.406,771 volte!!!!!!!! Per capire
l’enormità della cosa un esempio. Tanti anni fa quando si sognava di avere
mille lire al mese come stipendio paragonabile ai nostri 1500/2000 euro
attuali, chi avesse avuto la fortuna di investire nella banca d’Italia le sue
brave mille lirette oggi avrebbe 48 e rotti
milioni che trasformati fanno
giusto 25.000 euro, ovviamente sempre netti! Il nostro Presidente della
Repubblica di netti non ne percepisce neanche la metà! Da un sogno dei poveri
ad uno stipendio monstre. Se poi diamo retta a Brunetta il famoso stipendio di
mille lire al mese diventa lo stipendio di oltre 6 Presidenti e se diamo retta al suo “di gran
lunga inferiore ai valori di mercato, i presidenti potrebbero diventare un
reggimento.
Questo è
quanto hanno guadagnato le banche con lo scippo della liquidazione. Prima
parlavo di una possibile prescrizione dell’eventuale reato, ma ben pensare
credo di essermi sbagliato. Non riesco nemmeno a concepire che il passaggio di
proprietà della Banca centrale dallo Stato a dei privati cittadini, senza che
questi ultimi l’abbiano peraltro pagata veramente, nell’eventualità che sia un
reato, possa essere prescritto. Visto quanto fatto da lor signori lo Stato
dovrebbe riprendersi le quote Banca Italia al prezzo dei 300 milioni iniziali,
al massimo con gli interessi legali, considerando che ad un tasso del 6% le
banche avrebbero ottenuto da quell’investimento circa 16milioni di euro e con i
dividendi, solo nel 2012, ne hanno preso 70 milioni anche se straordinari.
paolosenzabandiere
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