6 aprile 2014

(21) ADUSBEF

  (21)
   Introduzione alla lettura
05/04/14
 
 
 
Ci sono dei limiti nella denuncia dell’Asbudef, limiti non solo temporali, che possono renderla vana perché la richiesta è indirizzata a chi nel corso degli anni non ha ben compreso quello che accadeva. Comprenderà ora la Corte dei Conti quello che non è stato compreso finora? Accusare qualcuno di peculato per distrazione è, a mio parere, una cosa monca, per quanto avvenuto con le quote della Banca d’Italia, se la cosa non viene integrata formulando altre denunce riguardanti gli altri soggetti che hanno eventualmente partecipato all’evento criminoso. D’altronde  come può essere accusato lo stato, meglio chi lo rappresentava, di peculato per distrazione se la cosa non è stata fatta in combutta di terzi privati che sono i reali beneficiari dell’eventuale atto doloso stesso.
    
      Per questo la denuncia dovrebbe essere integrata coinvolgendo nella stessa i soggetti, ancora in area pubblica, al tempo della quotazione delle 2 banche (1970), i loro azionisti e poi le stesse banche quando sono state definitivamente privatizzate.  La denuncia dell’Asbudef  presuppone che ci siano pubblici ufficiali ma oltre a pezzi dello stato che hanno fatto scempio della cosa pubblica c’è stato l’appropriazione indebita da parte degli azionisti privati delle banche prima e delle stesse banche privatizzate poi. Una caratteristica di questa classe politica che gli italioti hanno sempre amato è proprio quella di fare cose ignobili o solo sbagliate e non correggerle mai.
 
     Certo il fascismo, un grande regime, un antesignano nel conflitto di interessi, dare la proprietà della Banca d’Italia alle stesse banche che essa doveva controllare! Ma quello che è stato fatto poi è anche  peggio. Finché chi controlla resta interamente  in mano pubblica non ci sono problemi, ma quando si arriva alla loro quotazione in borsa, si. Perché gli utili d’oro delle Banca d’Italia smettono di essere gli utili di tutti e diventano solo di alcuni privilegiati che non avrebbero dovuto esserlo e che vengono investiti di un mostruoso regalo. Io lo ritengo uno scippo e il mio giudizio si aggrava per le numerose complicità. Lo Stato prima della quotazione aveva una sola possibilità, riprendersi le quote e quotare le banche ex. Non lo ha fatto. Avrebbe potuto rivalutare le quote  e farle pagare ai subentranti nuovi azionisti e non ha fatto neanche questo e le banche non hanno avuto nulla da eccepire.
 
    È come se qualcuno si fosse approfittato di un distratto, o di uno incapace di intendere e di volere, o peggio. Il venditore vendeva l’appartamento al prezzo delle sole mura dimenticandosi di dare un valore ai gioielli, ai quadri e alla mobilia che lo arredavano. il futuro acquirente che in perfetta malafede fischiettava facendo finta di niente, confidando nella stupidità (complicità?) del venditore. Se qualcuno richiederà le cose di valore bene, altrimenti….. Può un reato del genere essere prescritto? Non credo che con un danno allo Stato, e di quella entità, ci sia possibilità di prescrizione.
 
Dopo lo scippo del 1970, quando le due banche vengono appunto quotate in borsa lo stato, avendo ancora la maggioranza in esse, mantiene quantomeno il controllo sulla Banca d’Italia. Con la privatizzazione del 1994 cessa anche quella prerogativa, di fatto la banca centrale è in mano ai privati. A costo zero, perche nessuno pensa anche questa volta a rivalutare le quote. È evidente che le quote della banca d’Italia sono degli italiani tutti ma nessuno le reclama e magari gli azionisti delle due banche rispondono piccati di esserlo anche loro, italiani ovviamente!. E come delle novelle monache di Monza per non aver mai fatto chiarezze in questa situazione le quote Banca d’Italia sono sempre più avvolte da mire segrete. 
 
     Le privatizzazioni in Italia sono state solo un clamoroso, ignobile regalo ai privati, un vero è proprio scippo alle casse pubbliche, ma evidentemente quando ci si laurea in economia e commercio e poi si entra in qualche centro studi, o ti pagano come dipendente statale addetto al controllo, non ti insegnano a fare l’interesse del paese, molto più semplice andarci contro. Ho la sensazione che chi abbia fatto questo “clamoroso colpo” si sia comportato proprio come coloro che fatta la rapina del secolo non devono spendere per non essere scoperti e rivalutano, e solo a comando,  una parte del tesoro, che a naso sento molto più grande di quanto dichiarato, ovviamente solo tanti anni dopo aver fatto il colpaccio. Brunetta stimava una rivalutazione possibile di 25 miliardi di euro, “ipotizzando un moltiplicatore degli  utili di gran lunga inferiore rispetto ai valori di mercato”. Si abbiamo capito bene: “di gran lunga inferiore ai valori di mercato”. fantastichiamo? 40/50 mila miliardi? La quota di trecento milioni per l’acquisto di 300mila quote non viene di fatto mai rivalutata.
 
     Bisogna aspettare il 1999 perche la somma sia trasformata in euro. Sui 155.000 euro. Solo ultimamente si decide di rivalutare le quote perche la loro ricapitalizzazione permetterà ad un governo con l’acqua alla gola di avere dei soldi sulla rivalutazione delle quote, le banche saranno più ricapitalizzate, i politici saranno contenti perché i loro votanti non pagheranno l’Imu, e la storia che quello sia un bene di tutti i cittadini a chi vuoi che interessi. Oltretutto il vantaggio iniziale finirà dal prossimo anno quando le banche percepiranno per le proprie quote 450 milioni di euro.
 
A chi interessa? 7.500.000.000 di euro divisi per la quota iniziale, 154.937 euro fanno 48.406,771 volte!!!!!!!! Per capire l’enormità della cosa un esempio. Tanti anni fa quando si sognava di avere mille lire al mese come stipendio paragonabile ai nostri 1500/2000 euro attuali, chi avesse avuto la fortuna di investire nella banca d’Italia le sue brave mille lirette oggi avrebbe 48 e rotti  milioni  che trasformati fanno giusto 25.000 euro, ovviamente sempre netti! Il nostro Presidente della Repubblica di netti non ne percepisce neanche la metà! Da un sogno dei poveri ad uno stipendio monstre. Se poi diamo retta a Brunetta il famoso stipendio di mille lire al mese diventa lo stipendio di oltre  6 Presidenti e se diamo retta al suo “di gran lunga inferiore ai valori di mercato, i presidenti potrebbero diventare un reggimento.
 
     Questo è quanto hanno guadagnato le banche con lo scippo della liquidazione. Prima parlavo di una possibile prescrizione dell’eventuale reato, ma ben pensare credo di essermi sbagliato. Non riesco nemmeno a concepire che il passaggio di proprietà della Banca centrale dallo Stato a dei privati cittadini, senza che questi ultimi l’abbiano peraltro pagata veramente, nell’eventualità che sia un reato, possa essere prescritto. Visto quanto fatto da lor signori lo Stato dovrebbe riprendersi le quote Banca Italia al prezzo dei 300 milioni iniziali, al massimo con gli interessi legali, considerando che ad un tasso del 6% le banche avrebbero ottenuto da quell’investimento circa 16milioni di euro e con i dividendi, solo nel 2012, ne hanno preso 70 milioni anche se straordinari.  
 
                                                     paolosenzabandiere
 
 

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